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I cani da caccia: Ritratti



Il Dachsbracke della Westfalia

 


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Il Dachsbracke della Westfalia
di Sabine Middelhaufe

Il Dachsbracke della Westfalia è la variante a gambe corte del Segugio Tedesco arrivando ad un'altezza al garrese di 38 cm; e come il suo parente più grande, di regola, ha il colore da giallo a rosso con sella nera e macchie bianche, mentre più raramente il suo pelo corto è rosso con le macchie bianche.
Nella storia dei cani da seguita comparvero relativamente presto dei soggetti con le gambe più corte e la schiena proporzionalmente più lunga; tanto che alcune tribù germaniche li menzionano inequivocabilmente nelle loro leggi.
Ciò che la natura aveva creato per via della mutazione spontanea fu poi usato, consapevolmente e sviluppato ulterioramente, dall'uomo che comprese ben presto come questi cani dalla taglia ridotta, dotati però delle solite qualità del cane da seguita, fossero in grado di svolgere alcuni compiti ai quali i loro cugini più alti non erano adattabili.
Nel XVI secolo si usò quindi la prima variante di questo cane, vale a dire quella molto piccola e con le gambe storte, per la caccia da tana da cui nacquero poi i Bassotti; mentre la seconda varietà, con le gambe dritte e di altezza leggermente superiore, fu invece utilizzata per la braccata alla selvaggina minore; da cui derivarono i Dachsbracken.

Pedro vom Loreleyfelsen e Benno von der Saarschleife (anche foto di titolo). Foto: Ute Zerfaß

Nel 1779, il conte August Wilhelm di Mellin, denominò quelli che oggi chiamiamo Dachsbracke semplicemente cani da lepre, perché si dimostrarono degli ausiliari perfetti per la caccia a voce alta a questo furbo selvatico che fuggiva solo lentamente e notevolmente meno lontano dai suoi piccoli inseguitori ritornando, di conseguenza, anche più presto al punto di partenza. Von Mellin disse comunque, che i segugi di taglia ridotta erano ugualmente consigliabili anche per le altre specie di selvaggina minore.
All'inizio del XX secolo il Dachsbracke della Westfalia trovò parecchi sostenitori in Danimarca, dove erano stati importati diversi rappresentanti della razza. Incrociati con dei Segugi Svizzeri già presenti produssero dei discendenti misti, alcuni dei quali, a loro volta, furono portati in Svezia negli anni ’40 e incrociati con segugi locali. Di lì nacque il Drever, ossia il Dachsbracke Svedese, che presto si fece apprezzare come straordinario ausiliare per la caccia al cervo. Il Drever, ancora oggi, è considerato la miglior scelta per capriolo e cervo ed è, nella sua patria, fra i cani più amati in assoluto. La somiglianza con il suo antenato della Westfalia è lampante; e data la base genetica limitata di quest'ultimo il Club tedesco sta considerando di rinfrescare il patrimonio genetico del Dachsbracke, nel contesto di un programma di selezione controllato, con sangue di Drever.
Sia comunque detto per inciso: la razza tedesca non è in qualsiasi modo imparentata con l'Alpenländische Dachsbracke, ossia il piccolo segugio austriaco.

Valba vom Loreleyfelsen, Westfälische Dachsbracke (cucciola). Foto: Andreas Leibing.

Roosa, Drever. Foto: Reino Toivanen.

Shaka, Alpenländische Dachsbracke. Foto: Sabine Middelhaufe.

Purtroppo, poichè il cane vive più strettamente degli altri animali domestici con l'uomo, condividendone spesso anche destino, in seguito alla rivoluzione del 1848 che non solo impresse una svolta alla legge venatoria tedesca, ma cambiò radicalmente anche le condizioni sociali, la braccata a volpe, lepre, capriolo e cervo, per tanti secoli assai popolare in Germania e praticata con grande passione, si arrestò quasi completamente. E così come nella vicina Francia tante razze da seguita (ma anche da ferma) si estinsero o quasi, poiché "l'uomo libero" ebbe poche simpatie per i cani della nobiltà, così accadde anche ai segugi in Germania.
Inoltre, per di più, i cambiamenti della selvicoltura e nell’agricoltura iniziarono a modificare per sempre la struttura dei paesaggi. Pertanto ben presto non ci fu più lo spazio per quei cani che erano fatti per inseguire, con le loro voci stupende, la selvaggina per ore nelle foreste e nelle campagne tedesche. Quindi, in quelle parti della Germania dove la prassi venatoria (per i motivi appena accennati) richiedeva adesso die cani meno veloci e con un raggio d'azione ridotto si tentò la selezione mirata di segugi puri a gambe corte. E a questo scopo si utilizzarono, in alcuni luoghi, i tipi di Dachsbracke già presenti, mentre in altri si cercò di ridurre ulterioramente il formato di aluni segugi già piuttosto piccoli.
Nel territorio della Renania-Westfalia, a partire del 1880 circa, si incrociarono quei piccoli segugi con dei Segugi Tedeschi bassi e si ottenne, finalmente, la razza più tardi battezzata come Dachsbracke della Westfalia. E alla fine del XIX secolo ci si impegnò per tenere viva e praticabile la caccia vincolata con i segugi, adattando, man mano, il Dachsbracke alle nuove condizioni.

Cito vom Wilden Mann (detto Chico). Foto: César Kossmann

E’ da ricordare come, prima che il Dachsbracke fu riconosciuto come razza, fosse usanza comune definire ogni Bassotto oltre i 10 kg "Dachsbracke", e come ci volle un po' prima che il mondo cinofilo tedesco accettasse il fatto che Bassotto e Dachsbracke possedevano delle caratteristiche assai diverse per cui svolgevano lavori decisamente diversi.
Con la fondazione del Club Internazionale per Dachsbracken nel 1896 a Monaco di Baviera le nuove razze ricevettero, per la prima volta, una rappresentanza ufficiale che, a partire del 1906, fu tutelata anche dal Westfälisch-Rheinischen Dachsbracken Klub che in seguito si associò al Club Internazionale. Infine, nel 1935, l'Ente Nazionale della Cinofilia Tedesca riconobbe il Dachsbracke della Westfalia come razza autonoma.
La legge venatoria tedesca del 1934, ancora oggi in rigore, rendeva illecita la braccata nelle riserve di caccia inferiori ai 1000 ettari. Questo costituì un altro duro colpo per la cultura segugista in Germania e costrinse gli allevatori a selezionare cani più "corti" e dallo spirito meno indipendente rispetto ai loro antenati del passato. Dalla braccata appassionata e ampia di una volta si passò quindi, giocoforza, alla cosi detta "cerca qualificata", molto più disciplinata.
Eppure, tutte le caratteristiche che hanno fatto sì che il Dachsbracke e il suo grande fratello, il Segugio Tedesco, abbiano vissuto per tanti decenni una mera esistenza marginale sulla grande scena cinofilo-venatoria tedesca sembrano tornate recentemente ad essere di vantaggio stante la necessità di una massiccia riduzione della popolazione di cinghiali in tante parti della Germania che ha risvegliato l'interesse dei cacciatori per il Dachsbracke della Westfalia quale ausiliare dalla voce continua e sicura che, con perseveranza e notevole coraggio e un raggio d'azione relativamente ristretto, è capace di spingere la selvaggina e di farla arrivare quasi tranquilla davanti ai fucili.

Cato v. Fürstenbogen. Foto: Johannes Lang

Certo, non si può parlare di un vero "boom" che, del resto, non sarebbe neanche desiderato dal Club tedesco per cani da seguita che preferisce decisamente la qualità dei soggetti selezionati alla loro quantità. Di conseguenza si cedono i cuccioli quasi esclusivamente ai conduttori che possono, in effetti, offrire un adeguato e continuo lavoro al loro cane. L'acquirente, inoltre, dovrebbe essere disposto a portare il soggetto alle prove in modo che si possa meglio valutare lo sviluppo della razza intera. Attualmente vivono e cacciano circa 250 Dachsbracke della Westfalia in Germania e di media si registrano 35 cuccioli nel libro genealogico; oltre l'80% dei soggetti vengono presentati almeno alle prove attitudinali e già il 40% partecipa alle prove superiori - chiaramente un punto di vantaggio per la selezione del futuro.


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