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Dachsbracke della Westfalia


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Esperienze con il Dachsbracke della Westfalia
di Sabine Middelhaufe

Come abbiamo visto nel ritratto, il compito originario del Dachsbracke della Westfalia era la vera braccata che, però, oggi, a causa delle forti restrizioni e delle riserve sempre più piccole è rimasta, in Germania, di poco significato.
Pertanto, attualmente, i Dachsbracken vengono impiegati prevalentemente nelle battute a lepre, coniglio, volpe e agli ungulati, applicandovi uno stile di lavoro detto "cerca qualificata" (che è, se si vuol dire così, la versione superiore del metodo tipico del cane da cerca) e, sempre più spesso, per il recupero degli ungulati.
Pur essendo adattabile all'uso in muta la razza, tradizionalmente, viene condotta singolarmente.
I cacciatori che non hanno mai osservato, senza pregiudizi, un cane da seguita al lavoro lo affrontano spesso con sentimenti misti o addirittura negativi; corre voce che i segugi cacciano troppo a lungo, che mettono in tumulto la riserva, insomma, che creino più casini che vantaggi...



Pedro vom Loreleyfelsen.
Foto: Ute Zerfaß
Foto di titolo
: Cito vom Wilden Mann (detto Chico). Foto: César Kossmann

Nel caso del Dachsbracke della Westfalia, ad inizio battuta, il conduttore molla il suo soggetto alla posta e il cane comincia la sua cerca svelta ed autonoma. Un soggetto ben allenato e con buona esperienza, con l'aiuto del suo fiuto eccellente, trova il selvatico anche là dove rappresentanti di razze non specializzate falliscono completamente (va ricordato che in Germania spesso partecipano alle battute anche i cani da ferma tutto-fare).
Quando il Dachsbracke ha trovato una traccia fresca, ossia vecchia meno di 10 minuti, dà voce per la prima volta. La disponibilità a segnalare con voce alta esclusivamente la traccia fresca e non già quella notturna, distingue questa razza tedesca ad esempio dai Segugi Italian e Francesi e, ovviamente, il modo di cacciare con il cane da seguita a sud e a nord delle Alpi. Ciò nonostante anche il conduttore tedesco riconosce dal suono della voce del suo cane che specie selvatica questi sta inseguendo e quanto sia distante dall’animale in fuga.
Una qualità essenziale del Dachsbracke della Westfalia consiste nel fatto che egli, una volta trovata la traccia, non la lascia più; con la massima perseveranza e decisione questo piccolo ausiliare rimane attaccato alla preda scelta, anche se la traccia ed il terreno si dimostrano molto difficili. Di questa caparbietà e fedeltà assoluta alla traccia, e, naturalmente del suo ottimo naso, approfita particolarmente in zone con poca selvaggina dove altri cani ben presto rinunciano.

Lea vom Kaufunger Wald. Foto: Susanne Kossmann

Cito vom Wilden Mann (detto Chico). Foto: César Kossmann

Quindi, il nostro piccolo grande segugio insegue il capo e lo fa tranquillamente, ovvero non andando troppo veloce e dando voce chiara e continua. Cosi facendo dà al tiratore il notevole vantaggio che il selvatico gli arrivi davanti piuttosto calmo, in modo che egli lo possa identificare con certezza ed abbatterlo solo se è il caso.
Nelle battute in territori ampi, spiega il conduttore ed allevatore Ulrich Wagener, il Dachsbracke della Westfalia dovrebbe lavorare in un raggio di 500-1000 m, inseguire con persistenza il selvatico trovato e, una volta che questo è stato abbattuto o è sfuggito dalla battuta, ritornare di propria volontà dal suo conduttore per riprendere il lavoro di nuovo dalla posta del padrone.
Nelle battute più ristrette anche il raggio d'azione del Dachsbracke è mediamente minore. Il lavoro ideale è se il cane, durante la battuta, si presenta ogni 30 minuti dal suo conduttore.
Circa la durata per cui un Dachsbracke insegue il selvatico in fuga questo dipende, fra l'altro, dal suo addestramento e dalle esperienze fatte dal cane nella prassi venatoria. Infatti, soggetti quasi sempre utilizzati nelle grandi cacciate imparano che la preda può essere abbattuta anche dopo un lungo inseguimento, e questo successo influenza il comportamento del cane incoraggiandolo. Se invece un Dachsbracke, al contrario, lavora principalmente nelle battute ristrette capisce ben presto che lontano dal conduttore non si fa mai carniere e si abitua a cacciare più "corto".
Gli esperti affermano che il piccolo segugio della Westfalia si distingue per una fortissima voglia di trovare, per la grande sicurezza sulla traccia, coraggio ben dosato e capacità di resistenza enorme. Una volta mandato avanti dal conduttore il cane, ovviamente, prende da solo le sue decisioni venatiche.

Cato v. Fürstenbogen. Foto: Johannes Lang

Otti vom Kaufunger Wald (13 settimane). Foto: Sylvia Dreeskornfeld.

Quando, per esempio, perde la traccia, andrà in cerchio per ritrovarla; un comportamento innato questo. Se non porta al successo in un tempo ragionevole, il cane deve essere abbastanza intelligente di lasciar stare per ritornare dal padrone in modo di continuare la cerca in un altra zona.
In altre parole: è desiderata la perseveranza, ma non la cocciutaggine; segno di mancante ragionevolezza venatoria da parte del cane.
Appena il Dachsbracke segnala con l'abbaio a fermo di aver bloccato un selvatico ferito da qualche parte, oppure di non riuscire a mettere in movimento della selvaggina agguerrita, come un cinghiale, il conduttore più vicino, chiamando a voce alta, si avvicina alla posizione del cane per assisterlo in modo appropriato. I segugi tedeschi, in linea generale, hanno sempre un buon coraggio ed è cosi anche per il Dachsbracke; che sa usarlo ponderatamente. Soprattutto quando ha già fatto l'esperienza, importante, che il suo padrone o un altro conduttore lo ha aiutato in caso di necessità; così anche in futuro bloccherà il capo finché non gli arriverà l'assistenza umana. Può senz'altro succedere che il piccolo Dachsbracke tenga al fermo un selvatico per alcune ore.

Cucciolata vom Kaufunger Wald. Foto: Sylvia Dreeskornfeld.

Pedro vom Loreleyfelsen e Benno von der Saarschleife. Foto: Ute Zerfaß

L'ambito d'impiego della razza, racconta Ulrich Wagener, è chiaramente il lavoro prima dello sparo, specialmente nelle battute agli ungulati, siano essi caprioli o cinghiali.
Utilizzato come cane da cerca il nostro Dachsbracke è comunque perfettamente in grado di fare con successo anche i recuperi meno difficili. Addestrato e allenato adeguatamente per questo è infatti capace di un ottimo lavoro. Per fare sì che il cane possa specializzarsi per la pista di sangue bisogna dargli però almeno 40 missioni di recupero all'anno; con solo 5-10 uscite e nessuna battuta i soggetti di questa razza non sono, venatoriamente parlando, soddisfatti per niente.
Che il Dachsbracke è sicuramente capace sulla pista di sangue lo confermano anche altri conduttori che elogiano particolarmente la calma della razza, presupposto per un lavoro concentrato alla lunga, e il fatto che un Dachsbracke, sganciato all'ultimo covo del capo ferito, è in grado di inseguirlo finché il selvatico non si arrende per poi bloccarlo coraggiosamente o di tirarlo giù per la gola.
Tutto sommato, quindi, si tratta di un cane specialista moderno che, grazie alla sua taglia, può essere usato benissimo anche in ambiti territoriali ristretti.


> Ritratti: il Dachsbracke della Westfalia
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