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Lupi – sulla situazione in Italia e in Germania

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Lupi – sulla situazione in Italia e in Germania
di Sabine Middelhaufe

Lupo e animali da pascolo

Nel 2017 il quotidiano Neue Osnabrücker Zeitung scriveva che nei primi 16 anni dal ritorno dei lupi in Germania questi avrebbero ucciso più di 3500 animali da pascolo. Tuttavia, ciò che preoccupava di più gli allevatori non era tanto il numero totale, ma l'incremento delle uccisioni relative alla crescita della popolazione lupina.
    Nel 2016 i branchi accertati erano 47, nel 2017  60; per il 2018 si ha confermato 75.
Infatti, già nell'aprile 2018 si parlava di un notevole aumento degli attacchi fatali al bestiame nel Nord del Paese: mentre nel 2016, in Bassa Sassonia, furono uccisi 178 animali da pascolo, nel 2017 erano 403. Il Mecklenburg-Vorpommern ha denunciato 66 casi nel 2017, l'anno precedente erano 48. Anche in Schleswig-Holstein si è verificato un netto incremento di uccisioni da 15 nel 2016 a 43 nel 2017. 
    La conclusione sembra ovvia: più lupi = più animali da pascolo morti.
Ma non è così semplice. Dai primi anni 2000 le autorità competenti hanno costantemente  invitato gli allevatori a proteggere meglio le loro greggi; il 86,8%  delle vittime dei lupi sono pecore e capre, il 9,7% ungulati tenuti in recinti, 3,3% bovini, di regola vitelli, e, di recente, cavalli.
    Anche le varie associazioni attive nella gestione e nella promozione dei lupi hanno incoraggiato i proprietari di animali da pascolo con suggerimenti ed idee a impiegare questo o quell'altro metodo per poter vivere in serena vicinanza coi lupi.
    Ancora l'ecologo ed antropologo francese dott. Laurent Garde del Centre d’Études et de Réalisations Pastorales Alpes-Méditerranée (per estratto): „Per il dossier lupo noi, come esperti sull'allevamento del bestiame con pastorizia avevamo un mandato del ministerio per l'ambiente nella commissione nazionale per il lupo. (...) Abbiamo lavorato sulle misure della protezione dei greggi. In che cosa consistono queste misure? In cani da guardiania, recinzioni elettrificate, tanto più prestazioni lavorative e tanto più lavoro manuale per sorvegliare il gregge. (...) Esistono tante belle cose più o meno inaffidabili, congegni tecnici, e tanta gente vorrebbe che li si accolga. Ci sono i segnaventi colorati ed altri oggetti che devono fare paura, ma il lupo è molto furbo e queste cose funzionano quanto funzionano, forse per qualche giorno, e poi si dice [all'allevatore]: sì, metta un asino e un lama insieme al gregge. Beh, a quel punto la storia sta diventando folcloristica. La protezione del gregge è un tema serio e serioso. Non è un argomento che si risolve installando dei gadget per fare un piacere.“
    Ufficialmente, in tanti stati federati tedeschi, per poter rivendicare il diritto al risarcimento danni, come misura preventiva minima è richiesto, per esempio, il recinto elettrico alto 90 cm.
Il problema: i predatori imparano a superare questo ostacolo.
    Il DBBW (Ufficio statale per la documentazione e consulenza sul tema lupi) stesso informa in una delle sue pubblicazione: i lupi che tramite l'incontro con delle pecore non protette a sufficienza hanno imparato che quelle sono una preda facile, non di rado, in seguito, cercano intenzionalmente le pecore perché hanno compreso come approffitare delle debolezze dei sistemi di prevenzione.

Sopra e foto di titolo : Anne Friesenborg

    In altre parole, il lupo non è stupido e si cerca una soluzione. Ed è proprio questo che potrebbe avere conseguenze nel futuro. Laurent Garde: „Il lupo imparerà a superare gli ostacoli messi fra lui e il gregge e di arrivare alla sua preda lo stesso? E' come con il famoso esperimento con i ratti da laboratorio nel labirinto: quando il formaggio è stato depositato al punto finale del labirinto si aumentano gli ostacoli e le barriere – ma cosa si sta facendo in realtà? Si allena il ratto a diventare sempre più intelligente per imparare a girare gli ostacoli e di ottenere il premio, ed è esattamente questo che attualmente si sta facendo con il lupo. La pecora è il premio, le recinzioni ed i cani da guardiania sono gli ostacoli. (...) E questo è grave perché così si sta creando un mostro biologico, che non ha più niente a che fare con il lupo che vive nei luoghi selvaggi e che deve imparare per via del rischio costituito dalle armi da fuoco a non avvicinarsi alle attività dell'uomo. (...) Si sta giocando all‘apprendista stregone, si sta distribuendo lupi ovunque, pur non sapendo cosa proporre agli allevatori [per la protezione del gregge].“
    Il paragone con i ratti da laboratorio fa pensare alle parole del funzionario della Forestale tedesca che espresse il timore che in un certo senso i cacciatori stessi allenerebbero i lupi che inseguono i cani all'interno delle battute.

    Intanto il tema delle recinzioni sta prendendo forme bizarre:  inizialmente le recinzioni dovevano aver l'altezza di 90 cm, poi di 105 cm e ormai 120 cm. Eppure, nel giornale HNA si leggeva già nel 2015: „(...) 31 delle 68 predazioni vanno imputate alla così detta lupa di Goldenstedt. Questa lupa avrebbe saltato le recinzioni elettrificate di 1,40 mt e persino di 1,60 mt.“ Ma è vero? Sì, confermano le autorità della Bassa Sassonia, e l'avrebbe fatto due volte. Ma si sarebbe trattato di recinzioni dietro di cui non sorvegliava un cane da guardiania.
    Un giovane pastore che in Sassonia vive al centro del territorio di un branco conosce il problema da propria esperienza. La recinzione fissa alta 1,60 m che doveva proteggere le sue pecore fu saltata parecchie volte, idem il recinto elettrico standard di 90 cm, nonostante la convinzione di alcuni esperti che il lupo non lo salterebbe per paura della scossa. Così in un'anno e mezzo il pastore perse oltre 60 animali ai lupi. Poi trovò la soluzione: oggi, la recinzione fissa di 1,60 metri è solo il primo perimetro di difesa, seguito da alcuni metri di terreno aperto che a sua volta è limitato verso l'interno con il recinto elettrico. Per arrivare al gregge i lupi dovrebbero quindi saltare due ostacoli, e almeno finora la prospettiva non gli piace. A parte qualche traccia al di fuori della recinzione esterna, il pastore non ha più visto niente dei lupi che in passato avevano preso di mira le sue pecore tre volte in pochi mesi.

    Però, trincerarsi dietro due perimetri causa spese non indifferenti.
Dalla fine del 2018 lo Stato Bassa-Sassonia offre agli allevatori finanziamenti pari fino al 80% dei costi per l'acquisto o l'adeguamento di misure preventive contro gli attacchi dei lupi alle greggi. Tuttavia, le misure preventive burocraticamente determinate non corrispondono sempre alle esigenze reali, e la differenza fra i costi che lo Stato è disposto a pagare e le spese veramente necessarie, questa differenza l'allevatore deve pagare da tasca propria. Per non parlare poi del notevole aumento di tempo richiesto per controllare quotidianamente ogni metro di recinzione, per tagliare l'erba sotto i fili più bassi che portano la corrente e così via.

    Tanti pastore e allevatori ormai non sanno più che pesci prendere. Alla domanda dell'intervistatore Bruno Lecomte quale risposta potrebbe dare dott. Laurent Garde del CÉRPAM quello disse (per estratto):
„La risposta da parte nostra è: prendete i fucili e sparate ai lupi. Siamo arrivati alla fine della fine. Gli allevatori sono alla fine e anche noi siamo alla fine con questo dossier [sui lupi]. (...) Deve avvenire una regolazione vera e propria del lupo, come nella maggior parte dei Paesi europei, come in Spagna, in Svezia etc. (...) Come in Norvegia, nella Svizzera, negli Stati Uniti, nella speranza di fare dal lupo di nuovo un animale selvatico, (...) nella speranza di ritrovare i modi da proteggere i greggi, con lupi che non si avvicinano [alle attività dell'uomo].“

Sopra: „l'asino da protezione delle greggi“- toccasana contro i predatori?
Sotto: l'asino tiene alla larga i cani che non conosce. Foto: Middelhaufe

   Qualche anno fa „l'asino da protezione delle greggi“ ha fatto scalpore. Utilizzare i grandi cani da protezione non è possibile in particolari circostanze e là dove è vietato mettere recinzioni, per esempio nelle dighe lungo i fiumi o la riva del mare del nord, perché i cani sono un rischio per i passanti. Dall'altra parte, senza prevenzione adatta non si può chiedere risarcimento danni se i lupi dovessero uccidere delle pecore.
     L'asino, testato con successo per la sua nuova funzione sia in Svizzera che negli Stati Uniti, sembrava la soluzione perfetta. Lo conferma anche un pastore dalla Bassa-Sassonia i cui animali pascolano nelle dighe, e aggiunge: „Un vantaggio dell'asino è il mantenimento economico: due carote e un po' di fieno al giorno e altrimenti si ciba al pascolo.“ Recintare un solo ettaro, se fosse permesso, invece potrebbe costare fino a 20.000 Euro. E da non dimenticare, un asino può vivere 40 anni e più, un cane da protezione invece può stare in servizio solo pochi anni.
     Anche un altro allevatore sassone, dopo aver perso 13 animali alla stessa lupa, decise di prendere un asino ed era entusiasta. „L'asino non scappa dal lupo ma lo affronta. Nelle greggi con asini integrati sono sì avvenuti tentativi di attacchi, ma senza successo. Gli asini sono corsi lungo il lato interno della recinzione accanto al lupo e hanno gridato e cercato di dargli dei calci. L'asino è un sistema di allarme vivente.“

Così diceva nel 2016. Eppure, in seguito ha ceduto i suoi tre asini. La sua spiegazione: „Gli asini possone difendersi perfettamente contro un singolo lupo, ma contro un branco non c'è scampo. Ora, qui da noi girano parecchi lupi e per risparmiare una brutta fine ai nostri asini li abbiamo dati via.“    
Veramente, anche in Francia e nella Svizzera gli asini sono stati sbranati da branchi di lupi.
     Un'allevatore della brughiera di Luneburgo dubita seriamente che l'asino sia una specie di toccasana contro i predatori. Lui ha dovuto subire tre attacchi a distanza di poche settimane; ha perso 12 pecore, 18 sono rimaste ferite.
„Durante tutti e tre gli attacchi c'era sempre anche l'asino al pascolo,“ racconta. “La terza volta in aggiunta un cane da protezione.“ E, naturalmente, era presente il recinto elettrico. Se tutto ciò non basta più, non so come possiamo ancora proteggerci.“

     La NABU (Lega per la protezione della natura) sul loro sito scrive invece:
Il lupo, per principio, evita la lotta per una preda. Potrebbe ferirsi e così indebolirsi per la battuta successiva. Da cacciatore che quotidianamente percorre 40 chilometri, la sua incolumità fisica è il suo bene supremo. Motivo per cui i lupi usano sempre una tattica di cautela di fronte alla preda. I lupi come i cani marcano il loro territorio con orina e feci. I lupi capiscono quindi il messaggio che i cani mandano dalla loro posizione nel gregge: qui viviamo noi! I lupi sono animali cauti. Osservano la loro preda prima di attaccarla. Lupi  riconoscono quali animali sono giovani, vecchi o malati e perciò ottenibili come preda. I cani da protezione hanno come minimo la taglia dei lupi. I cani costituiscono quindi un pericolo reale per i lupi. Per quello le pecore e le capre all'interno del gregge non sono più interessanti per i lupi.“
    Viene voglia di dire: pecato che non l'abbiano letto anche i lupi. 

Mettere grossi cani fra il bestiame è indubbiamente un fattore importante nella protezione, ma non bisogna aspettarsi miracoli.
    A fine 2018, in Mecklenburg-Vorpommern, un gregge di 600 capi è stato attaccato da un branco di lupi. Il risultato: 34 pecore morte – nonstante il recinto elettrico e alcuni cani da protezione assieme al gregge.
   La LfL (Ente bavarese per l'agricoltura) fa notare che la grandezza della mandria e il numero di predatori in zona determinino quanti cani ci vorrebbero. Al minimo sono indicati due soggetti; per un gregge da 500 capi e più ci vogliono 2-3 cani, a partire da 1000 animali 3-4 cani. Tenere un solo cane è da respingere per il benessere del cane stesso in quanto un singolo soggetto non sarebbe occupato sufficientemente, con la frequente conseguenza che infastidisca gli animali da pascolo.
La cifra di cani efficaci rispetto al numero di capi devono essere anche in funzione del numero di lupi per branco, ed anche del tipo di territorio.

    Italia è patria di un ottimo cane da guardianìa, il pastore maremmano-abbruzzese. Come viene impiegato e qual'è il suo tasso di successo lo spiega in dettaglio e con tanti utili consigli pratici il sito dell'iniziativa „Proteggi il tuo bestiame“.
    In certe zone l'impiego dei grandi cani è sicuramente un aspetto importante nella prevenzione contro gli attacchi dei lupi. Tuttavia, dove il gregge pascola in terreni aperti, a volte i cani costituiscono un problema. Da un lato perché non tutti i soggetti sono selezionati ed educati come consigliato da „Proteggi il tuo bestiame“, dall'altro lato non tutti i pastori possono o vogliono stare continuamente con le loro pecore. Non saranno pochi i cacciatori coi cani ed i turisti stranieri in gita che hanno trovato l'incontro con pastori maremmani decisamente sgradevole.
    Che ciò nonostante almeno nel centro sud d'Italia il cane da guardianìa è visto come ottima soluzione, abbinata ai recinti elettrici, è forse dovuto al fatto che gli italiani, paragonati ai tedeschi, non hanno quella mania per le attività nell'ambiente naturale e di conseguenza i contrattempi sono assai più rari. 

    La NABU descrive il cane da pastore maremmano-abbruzzese e il cane da pastore dei Pirenei come „gentile, ma deciso“.
L'ordine dei medici veterinari non è d'accordo. L'impiego crescente e propagato da varie associazioni e il BfN (l'Ente federale per la tutela delle bellezze naturali), secondo il presidente dell'ordine è „una rischiosa soluzione finta“.
    Spiega anche il perché: „Nei nostri boschi frammentati e nelle nostre aree culturali densamente popolate, il cane da protezione delle greggi non è uno „strumento anti-lupo“ adatto, ma altamente rischioso per terzi.“ E precisa che i luoghi d'origine di queste antiche razze siano aree selvatiche e disabitate come la Maremma, i Pirenei, il Caucaso o le montagne dell'Anatolia.

Questo è senz'altro vero. E quando si promuove l'uso dei cani da guardianìa si dovrebbe soprattutto includere nel ragionamento le attività creative dei cittadini tedeschi. Fatto sta che andiamo tanto più volentieri a passeggio, in bici, a cavallo, a camminare, a jogging e quant'altro che la maggior parte dei nostro vicini europei, e specialmente chi si trasferisce in campagna o alla periferia di città valuta l'accesso all'ambiente naturale come parte importante della sua qualità della vita, e come i lupi anche i grandi cani da guardianìa che intimidiscono non sono adatti a questo concetto.
    In aggiunta, la socializzazione ed educazione dei cani da custodia di armenti è assai impegnativa e richiede un livello altissimo di competenze e senso di responsabilità dalla parte del proprietario. Perché a differenza dei cani da pastore, tipo il belga, il Border Collie ecc., che da sempre seguono i comandi dell'uomo, il cane da protezione è proprio selezionato per decidere ed agire autonomamente quando crede il suo gregge in pericolo; non è incline alla stretta cooperazione con l'uomo men che meno alla sottomissione totale, ma, appunto, usa la sua mole, intraprendenza, sicurezza di sé e un comportamento territoriale molto pronunciato per risolvere da solo i problemi.
    Che il BfN continui a promuovere il cane da protezione delle greggi incontra l'incomprensione dalla parte dell'ordine dei medici veterinari, anche perché il BfN stesso dichiara „che non esiste  la cosidetta „timidezza naturale“ degli animali selvatici, ma che alla base del comportamento del singolo animale stia una gestione individuale dei rischi.“
    La LfL (Ente bavarese per l'agricoltura) sostanzialmente condivide la valutazione dei veterinari e fa notare che per vari motivi possano verificarsi situazioni di conflitto, per esempio, che i cani minaccino o attacchino le persone estranee, che abbandonino incustodito il gregge, che feriscano o disturbino durante i parti  il bestiame, che siano aggressivi verso altri cani fino anche a ucciderli e che con la loro presenza aumenti l'inquinamento acustico per i residenti.

Segue: Lupo e selvaggina

(c) testo luglio 2019
Fonti:
https://www.bbc.com/news/science-environment-47838162
https://www.dutchnews.nl/news/2019/01/no-room-for-wolves-this-is-not-the-serengeti-says-national-park-director/
https://wilderness-society.org/wolf-officially-settled-in-the-netherlands/
http://www.lto.nl/pers/persberichten/10897330/Wolf-in-Nederland
https://www.bij12.nl/wp-content/uploads/2019/01/Interprovinciaal-wolvenplan.pdf
https://www.bbc.com/news/world-europe-45141306
https://www.proplanta.de/Agrar-Nachrichten/Umwelt/Woelfe-lassen-sich-in-den-Niederlanden-nieder_article1558497542.html
https://www.antenne.com/niedersachsen/ueberfahrener-wolf-in-holland-stammt-aus-rudel-in-cuxhaven-id22038.htm

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