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Braque Saint Germain


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Esperienze con il Braque Saint Germain
di Sabine Middelhaufe

Per una razza nata da due razze famose e ancora esistenti, il confronto con gli avi si impone praticamente da sé.
Un autore lo esprime cosi: a prima vista il Braque Saint Germain sembra un Pointer con le gambe piuttosto lunghe, il naso rosa e gli occhi ambra.
In effetti, gli occhi grandi color oro, lo sguardo calmo e dolce e le mucose rosa sono caratteristiche tipiche della razza, così come il pelo corto bianco con poche macchie arancio; l'unico colore ammesso.
Come nel Pointer, l'andatura principale del Braque Saint Germain è un galoppo elegante, senza sforzo, un poco più lento di quello dell'antenato inglese, ma decisamente più veloce di quello del Braque Francais.
Durante la sua cerca ampia e mozzafiato, questo cane è assai più disposto a farsi condurre e dirigere dal suo padrone rispetto alla maggior parte dei Pointer. Il patrimonio del Braque Francais si vede fra l'altro nella forma della testa, con cranio leggermente arrotondato, lo stop poco pronunciato, la linea nasale abbastanza dritta e le orecchie lunghe, attaccate piuttosto in basso. Il fisico potente, con ossatura forte, supera quello del Braque Francais, mentre la muscolatura è meno chiaramente visibile che nel Pointer ottimamente allenato.

Il Braque Saint Germain moderno è adatto ad ogni terreno. (Foto: W. Bittermann)

Nel 1914 De La Grange scrisse, a proposito del Braque Saint Germain : "Il miglior compagno per il cacciatore che tiene un solo cane, che può andare a caccia solo una o due volte la settimana e che non può dare o mantenere l'addestramento duro ed impeccabile che è indispensabile per i cani delle razze inglesi."
Questa frase non ha perso niente della sua validità neanche 100 anni dopo. Il Braque Saint Germain infatti, ancora oggi, è un cane equilibrato, il cui addestramento non pone difficoltà e che lavora con ovvio piacere per il suo padrone. Però, la razza è diventata più versatile. I primi figli di Miss erano impiegati nella caccia di fagiani e conigli nelle foreste reali della Ile de France, mentre i Saint Germain di oggi sono perfettamente adatti all'uso in pianura, nel bosco e nella palude, dove cercano e fermano il fagiano, la beccaccia e la pernice e riportano la preda, dopo lo sparo, con presa delicata.
In Germania, inoltre, vengono usati con successo anche per il capriolo e il cinghiale.
La presidente del club francese Braque Saint Germain, Catherine Fauqembert, allevatrice nonché giudice di prova e di esposizione, mi ha detto sullo stile di lavoro della razza: "Il Braque Saint Germain è un galoppatore. A caccia la sua cerca è quindi molto veloce, ampia e dinamica. La testa è portata in altezza del dorso, a volte anche più in su, la coda rimane sull'orizzontale, il naso è sempre nel vento. La ferma è assai tesa, come se il cane fosse affascinato dal selvatico, ma non cosi rigida come nel Pointer. Tutto sommato si può definire lo stile del Braque Saint Germain come quello di un continentale. Dato che il cane è molto legato al suo conduttore, mantiene un collegamento continuo col padrone, anche nella fase di cerca, ed è solito di ritornare automaticamente da lui dopo lo sparo. Quando viene mandato a recuperare la preda porta anche il selvatico ancora vivo con la massima delicatezza."

Doubai riporta il fagiano. (Foto: C. Fauqembert)

E’ forse grazie al suo sangue inglese che il Braque Saint Germain è di carattere più adattabile e privo della caparbietà che il Breton e le altre razze di Braque dimostrano spesso e volentieri. Il Braque Saint Germain, inoltre, è apprezzato come cane estremamente resistente, che può lavorare per ore e ore senza segni di stanchezza, e a cui vanno bene anche le temperature estive, ragione per cui è diventato un ausiliare popolare nel Nord Africa.
Problemi possono manifestarsi, invece, se viene impiegato con il freddo intenso nella palude o nell'acqua, oppure in condizioni di continue piogge o nevicate forti, poiché il pelo corto non riesce, a lungo andare, a tenere il cane abbastanza caldo. Si consiglia, quindi, con condizioni climatiche del genere di non mandarlo al riporto dall'acqua gelida e di non farlo cercare per troppo tempo nel terreno paludoso; un consiglio, del resto, che vale ovviamente anche per altre razze di pelo corto.
In patria il Braque Saint Germain viene usato prevalentemente per la sua selvaggina "tradizionale", ossia fagiano, beccaccia, pernice e mai, invece, per la selvaggina maggiore. Di conseguenza, nell'allevamento francese, si cerca di selezionare soprattutto per le qualità necessarie nella caccia di uccelli e nel field trial.

Le primissime esperienze .... (Foto: W. Bittermann)

Craig Koshyk, cinofilo canadese, cacciatore ed autore del libro "Pointing Dogs, Vol. 1: The Continentals", durante i suoi viaggi di ricerca in Europa ha incontrato anche il rinomato allevatore francese di Braque Saint Germain, Xavier Thibault, ed i suoi soggetti. Craig racconta: "Quando vidi per la prima volta i suoi cani Muse e Malice sul terreno personificavano, almeno per me, esattamente ciò che un Braque Saint Germain dovrebbe essere: correvano veloci e cercavano per esteso con la grazia del Pointer e nello stesso momento con la conduttibilità del Braque. In casa erano cosi affettuosi e calmi come si può desiderare. (..) Mia moglie ed io eravamo d'accordo che questi cani avevano l'espressione più dolce e gentile di tanti Pointer che abbiamo conosciuto. Comunque, al lavoro erano un vero spettacolo. Galoppavano con passi lunghi, fluenti, le teste alzate. Il loro raggio nel terreno aperto misurava 100 gradevoli metri, ma mi fu detto che in altre occasioni andavano notevolmente più lontano. La ferma succedeva tutto all'improvviso e molto intensamente, la loro filata aveva indubbiamente stile. Rispetto al Pointer c'è una chiara differenza del movimento, che è difficile da descrivere - i Braque Saint Germain sembravano semplicemente di correre con più eleganza“. Xavier lo spiega cosi: "Se si potesse paragonare il Pointer con Mozart, il Braque Saint Germain sarebbe come Chopin." (Per gli amanti del rock: se i Pointer sono come i Black Sabbath, i Braque Saint Germain assomigliano più agli U2).

Veit. (Foto: W. Bittermann)

Quando razze di lavoro perdono la popolarità o si avvicinano addirittura pericolosamente all'estinzione, si sente spesso dire che sarebbe meglio di lasciarle "andare" con dignità perché ovviamente non corrisponderebbero più alle esigenza attuali dei cacciatori.
Si può anche ragionare che in ogni caso abbiamo già più razze di quelle che sarebbero strettamente necessarie.
Eppure ci si può chiedere se persino nel mondo venatorio, notoriamente conservatore, non esistano mode e trend per cui razze che oggi non sono più richieste soddisfino, magari dopodomani, di nuovo lo "spirito del tempo" o addirittura favoriscano, proprio per via delle loro particolarità, un nuovo trend… forse che negli scorsi 150 anni non sono sempre esistite delle razze "dominanti"?
Ed anche se nessuno vuole distogliere il cacciatore tedesco dal suo Drahthaar o l'italiano dal suo Setter Inglese, o Pointer o Breton, questo non sminuisce per niente il valore venatorio-pratico e il significato culturale delle razze attualmente considerate rare. Del resto il paesaggio cinofilo-venatorio non sarebbe tristemente grigio e monotono se qui e là, del tutto inaspettamente, un Münsterländer, un Weimaraner, un Setter Irlandese, un Gordon o un Braque Saint Germain non mettessero le ali alla nostra fantasia e alla nostra capacità di entusiasmarci?

Diablo. (Foto: C. Fauqembert)


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