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Esperienze con il Basset Hound
di Marcello Bolognesi

A dispetto di chi lo reputa un cane lento e fiacco, non in grado di svolgere il suo lavoro poiché, per colpa della sua stessa conformazione morfologica, non sarebbe in grado di superare le difficoltà del terreno, questo segugio inglese, quando ben allenato, riesce a muoversi benissimo su ogni tipo terreno.
In un mondo, che sempre più raramente si ferma per confrontarsi con la propria coscienza, i miei Basset Hound mi stanno insegnando a gustare le cose più semplici che la vita mi offre.
Era da moltissimo tempo che non mi capitava di emozionarmi davanti ad un bellissimo paesaggio, che ognuno di noi può vedere dalla finestra di casa sua (se ubicata nella campagna italiana), fatto di campi arati, rigagnoli, cascine e boschi. Luoghi e panorami che spesso stanno a due passi da casa nostra, ma che non riusciamo né a godere né a vedere. Poiché la velocità e la frenesia con cui viviamo le nostre vite ce li fanno classificare, sbagliando, tra le cose normali; convinti come siamo che tanto domani saranno ancora lì. Mentre, invece, un domani nemmeno tanto lontano la campagna lascerà definitivamente il posto a dei palazzi, o a dei centri commerciali, ed a perderci non saremo solo noi, ma anche il nostro futuro. Per questo, per parte mia, ringrazierò per sempre i miei cani: i miei adorati Basset Hound! Infatti è grazie alla loro meticolosa ricerca della passata, che molti definiscono a torto solo lentezza,
che ho riscoperto il piacere di potermi fermare ad ammirare quello che giustamente viene definito lo spettacolo della natura; l’unico che nella sua semplicità garantisce sempre il successo. Da quel giorno ho preso ad uscire con loro almeno due o tre volte alla settimana per svolgere un’attività cinofilo/venatoria.



Irene
, di Fulvio Marelli. (Foto G.M.)
Foto di titolo: Never Toorich del Lungobasso. (Foto G.M.)

Sembra ieri! Invece sono già passati ben sette anni e la loro voglia è rimasta intatta; anzi, se possibile, è aumentata e permette a me di disintossicarmi dallo stress, che accumulo lavorando in città. Nell’evolversi delle mie conoscenze, ho scoperto le verifiche cinotecniche che si esplicano tramite le prove di lavoro. Da qualche anno ho intrapreso con un gruppo di amici appassionati, l’ambizioso progetto di riportare questa razza alle sue vere origini: quelle di Segugio. Dopo aver lavorato duro, faticato non poco contro pregiudizi e fatto enormi sacrifici, ma soprattutto solo dopo aver lavorato con circa novanta Basset Hound, su circa quattrocento iscritti al R.O.I. (Registro Origini Italiano), se dovessi dare un giudizio tecnico (da “esperto neofita” quale mi ritengo) analizzando la morfologia e tutte le fasi della cacciata, direi che tutti i cani con cui ho lavorato in passato, erano sicuramente corrispondenti a quanto descritto nello standard morfologico di razza, ma mancavano di quel particolare solido sviluppo muscolare che deve essere garanzia di resistenza allo sforzo, e di qualità del movimento. Qualità che, però, sono presenti solo in soggetti che vengono sottoposti al lavoro; in altre parole alcuni cani avrebbero bisogno di un periodo maggiore di addestramento.

Franbar's Killing Me Softly, Basset Hound dell'All.to del Lungobasso. (Foto G.M.)

Analizziamo ora il comportamento dei Basset Hound durante le varie fasi tipiche del lavoro dei segugi.

1) Durante la fase della cerca la disciplina, analizzata sotto l’aspetto dell’interessamento per il selvatico oggetto della prova, era ben marcata nei soggetti valutati in questi anni, ben collegati fra loro quando la prova veniva svolta in coppia (ove vi sono stati i più numerosi risultati), con passione ed intelligenza nel risolvere i falli. Il collegamento con il canettiere era evidente solo da parte dei cani, era palese infatti la totale estraneità di alcuni canettieri alle prove di lavoro. Va rimarcato che, a mio parere, il lavoro del canettiere è quello di mantenere i cani sul terreno a loro assegnato, integrando l’azione dei cani la dove fosse mancante ed anche che, comunque, tutti i cani iscritti hanno dimostrato di possedere una voce profonda e melodiosa, potente e espressiva nell’interpretare l’usta (molte erano di giusto timbro e tono, segnalando in modo diversificato le varie fasi della cacciata).

Basset Hound sul terreno di prova. (Foto G.M.)

2) Nella fase dell’accostamento i cani hanno dimostrato di sentire il selvatico avanzando avidamente con sicurezza sull’usta ed usando i sensi che maggiormente devono essere presenti nei segugi; vale a dire l’olfatto e l’intelligenza. Ed è proprio analizzando questa fase, che è la peculiarità della razza, che i detrattori dell’utilizzo della stessa in ambito venatorio cadono in errore (a questi detrattori vorrei tanto far capire quanto sia facile, e semplice, parlare e di quanto sia difficile, e impegnativo, invece dimostrare). Infatti, sento spesso parlare di questi segugi come di cani lenti e fiacchi, non in grado di svolgere il loro lavoro poiché, per colpa della loro stessa conformazione morfologica, non sarebbero in grado di superare le difficoltà del terreno. Niente di più sbagliato! Dal momento che, in realtà, quella che viene superficialmente definita lentezza è stile di razza e metodo di lavoro (che si basa sulla micro olfattazzione, nel perseguimento dell’emanazione del selvatico). Posso dimostrare poi, con risultati ufficiali, che il Basset Hound riesce a muoversi benissimo su ogni tipo terreno, a puro titolo esemplificativo possiamo, prendendo d’esempio l’atletica, paragonare un Segugio Italiano ad un centometrista, mentre il nostro Basset Hound lo potremmo paragonare ad un maratoneta; si palesa quindi che, pur trattandosi di corsa, i due atleti si impegneranno con stili e metodi differenti.

Dedication della Luna Caprese, Bassethound dell'All.to del Lungobasso. (Foto G.M.)

3) Per quanto concerne la seguita devo premettere come questa fase, in una verifica cinotecnica sulla minilepre con l’impiego di segugi al di sotto dei 42 cm al garrese, dovrebbe (a mio avviso) essere valutata in maniera differente rispetto alla seguita alla lepre, pur rimanendo questa fase molto importante nella cacciata. E ciò per le evidenti differenze morfologiche e comportamentali tra le due specie: la minilepre (syilvilago floridanus) mediamente ha una vita media di 18 mesi e raramente supera il chilo di peso, di conseguenza le sue capacita di fuga sono limitate ad un massimo di 400 metri di percorrenza poiché oltre a questa distanza è costretta a fermarsi e ad iperventilare per riportare il suo battito cardiaco ad un ritmo normale. Pertanto, considerando che esistono campi di lavoro nei quali vi sono roveti che hanno un estensione di 6/700 metri quadrati, molto spesso può capitare di dover valutare il lavoro del cane solamente attraverso il ritmo e il timbro della sua voce dal momento che, in un roveto così esteso, la minilepre, sfruttando la fitta vegetazione, si deruba senza uscire allo scoperto.

Quana dei Trentarossi, di Selvaggia Bentivoglio.

Di ritorno dall’ennesima prova, pur stanco della giornata e dal lavoro appena svolto, ho comunque sentito il bisogno di scrivere queste righe, soprattutto per ribattere a chi va sostenendo che il Basset Hound moderno non caccia. Io, oggi, ho visto canettieri che continuavano a fare la proprio parte seguendo solamente il cane, fidandosi ciecamente di lui o sperando in un evento fortuito (ecco, forse, quello dei conduttori è l’aspetto su cui bisogna maggiormente lavorare); d’altra parte stavamo riportando il Basset Hound sui campi di lavoro dopo 50 anni. Per questo chiedo ai proprietari, che per svariati e contestabili motivi si negano, di partecipare anche solo come semplici spettatori alle prove di lavoro che un gruppo di bassettisti sta organizzando da anni a questa parte con un notevole dispendio di energie e risorse, al solo scopo di dare delle basi scientifiche a quelle che io ritengo siano valide convinzioni. Indubbiamente i canettieri vanno incoraggiati ad addestrare i propri cani, perché solo in questo modo progrediranno loro stessi nell’ addestreranno. Troppe volte ho sentito delle persone rammaricasi dicendo: “Se solo ci avessi provato!”. A queste vorrei proprio dire che il loro Basset Hound non se lo meritava, avrebbero avuto il dovere di dargli almeno una possibilità, nel recupero del suo istinto venatorio! E tornando alla prova odierna posso affermare che è stata comunque molto positiva. Infatti ho visto persone motivate, disposte a sacrificarsi per assecondare le qualità venatorie dei loro cani e pronte a continuare su questa lunga e difficile strada; inconsapevoli di essere entrate di diritto, dopo aver partecipato a questa prova, in una piccolissima fetta di storia della cinofilia Italiana .
Infine, nel salutarvi, vorrei ricordare a tutti che il tempo passa inesorabile e che il lavoro da fare per riportare il Basset Hound agli antichi fasti venatori è tantissimo. Pertanto chi ha voglia di lavorare si rimbocchi le maniche e si dia da fare, non per me, non per se stesso, non per le mere qualifiche, non per i vari campionati, ma per questa meravigliosa razza, che lentamente, ma inesorabilmente ci ha rubato il cuore stregandoci il cervello.

Un simpaticissimo cucciolo di Basset Hound . (Foto G.M.)

Pubblicazione con gentile permesso di Cani da seguita

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