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Il Drahthaar in Germania
di Sabine Middelhaufe

Fra tutti i cani da caccia il Bracco Tedesco a pelo forte, o Deutsch Drahthaar (DD), è indubbiamente il più versatile, e questo è un dato di fatto. Ma perché i padri di questo cane hanno voluto unire in una sola razza tante delle caratteristiche che altri cinofili avevano così faticosamente separato creando cani altamente specializzati per un determinato compito?
Per cercare di rispondere a questa domanda bisogna innanzitutto dire di come, in Germania, non esistano gli ATC. Pertanto, per poter praticare la nobile arte venatoria il neo-possessore della licenza di caccia, dopo un plurienne periodo di apprendistato pratico, deve affittare una riserva di caccia o cercarsi un affittuario disposto a concedergli certi diritti di caccia in cambio del suo continuo aiuto nella stessa riserva. Altrimenti, se dipendesse dagli inviti occasionali a qualche battuta autunnale, è del tutto evidente che la sua attività venatoria sarebbe talmente limitata da non corrispondere certo alle esigenze del suo DD.

Riserva di caccia in Germania. (Foto: Sabine Middelhaufe)

E’ da sapere altresì che il padrone di una riserva non è l'utente, bensì il responsabile dell'intero territorio a lui affidato. E, in pratica, questo significa che egli deve sapere quali specie ci vivono, quanto sono numerose e strutturate le loro popolazioni, dove dormono e mangiano i selvatici, dove si accoppiano e partoriscono, dove si rifugiano e dove vanno a morire.
Ebbene, è del tutto evidente quindi come, l’essere sempre al corrente degli avvenimenti della riserva, richieda frequenti giri nel terreno in compagnia di un cane. Cane il cui naso scopre il passo della selvaggina molto prima che l'uomo veda quel singolo pelo di capriolo o il ciuffo di lana della lepre sul rametto del rovo, che sente l'odore acuto della tana del tasso nascosta alla vista, che avverte l'emanazione del cinghialetto nei fitti cespugli e il profumo dolce dei palchi del capriolo o cervo (espulsi il giorno stesso o sei mesi prima) e, ancora, rintraccia il corpo freddo del selvatico quando, vittima del „predatore“ automobile, è andato a morire in fondo al fosso.
Ora, considerando che in ogni riserva gli abbattimenti delle diverse specie sono regolamentati, appare chiaro come sia essenziale per il cacciatore sapere se il palcuto ha resistito al suo rivale, se la cucciolata di volpe è sopravissuta, chi ha predato la covata della fagiana o se le orme nel fango sono del procione trasferitosi dalla riserva vicina.

Cucciolo di Drahthaar esplora il suo nuovo territorio. (Foto: Sabine Middelhaufe, anche foto di titolo)

Il DD è un assistente eccezionale per questo monitoraggio (in cui consiste gran parte del lavoro in riserva), non solo per via del suo „interesse venatorio universale“, ma anche per la sua capacità di adattarsi ad una disciplina ferrea e alla collaborazione strettissima con il suo padrone. Non è un caso pertanto se il cucciolo, già al terzo mese di vita, comincia ad imparare l'obbedienza di base, vale a dire i comandi: seduto/stai seduto, terra/stai per terra, vieni qua e al piede. Poiché a ben poco serve un cane che non sa andare al guinzaglio sul lato sinistro del conduttore, senza tirare e senza far avvolgere il guinzaglio attorno a qualche pianta, quando si cammina pian piano fra gli alberi folti; che non vuole sedersi prontamente, e stare seduto calmo e zitto, mentre il padrone prosegue da solo per osservare un gruppo di daini nella radura; che non vuole sdraiarsi e stare a terra, senza emettere lamenti, quando il padrone si deve arrampicare silenzioso sull'appostamento rialzato per controllare il terreno intorno.
Insomma, secondo la mentalità dei cacciatori tedeschi, il Drahthaar non è un cane fatto per le gare sportive, ma un cane per la realtà venatoria; ed è per questo che tutto ciò che gli viene insegnato durante il suo apprendistato ha un senso ben preciso e pratico.
Del resto, il cane da caccia, in Germania, prima di poter essere utilizzato come tale deve superare almeno una „prova di idoneità“, oppure una relativa prova del Club specializzato. Non basta aver il pedigree di razza Drahthaar, il futuro ausiliare deve dimostrare tutte le capacità necessarie per poter assistere al cacciatore in maniera immediata, efficace e disciplinata. Solo così dal mero cane da caccia (Jagdhund) diventa un cane da caccia per l'uso venatorio (Jagdgebrauchshund).

Cucciolo di Drahthaar annusa la pelle della sua futura preda. (Foto: Sabine Middelhaufe)

In riserva, insieme alla selvaggina pregiata vivono anche i predatori selvatici come cornacchia, ghiandaia, gazza, procione, enok (Nyctereutes procyonoides), volpe, tasso, lince e, spesso, gatti (come bracconieri part-time).
Ovviamente questa concorrenza è tenuta d'occhio dal cacciatore che, di conseguenza, non solo apprezza molto il coraggio e la determinazione del suo ausiliare nel segnalargliene la presenza sul territorio, ma è altresì ben contento quando riesce addirittura ad ucciderli, (magari) terminando l’opera iniziata dalla sua pallottola. E' qui che si trovano le radici dell' „aggressività“ spesso fraintesa del DD. Nella riserva, chi ammazza i leprotti o i cuccioli di cervo, distrugge i nidi e ruba le uova o i piccoli degli uccelli, considerati dal cacciatore le sue prede, non è un ospite gradito e la legge permette la sua persecuzione (anche dalla parte del cane da caccia dietro l'ordine del suo padrone).

DD con volpe. (Foto:
S. Schmidt (c) www.vom-saarforst.de
Infatti, un DD, per poter partecipare a due anni nella prova di allevamento
autunnale (HZP), deve aver superato quella che si chiama „Härtenachweis“, tradotto spesso come la „prova di coraggio“.
E' un argomento scottante questo, discusso da anni dalle varie organizzazioni per la protezione degli animali e, per dire il vero, anche da parecchi cacciatori stessi. Per il nostro discorso qui sia sufficiente notare che la legge tedesca ormai proibisce espressivamente l'addestramento del cane da caccia con gatti, volpi o altri animali vivi. La società specializzata (VDD) considera sostenuta „la prova di coraggio“, quando il DD, in presenza di due testimoni, ha superato con successo il confronto con un predatore selvatico.
Per il Drahthaar la varietà delle specie presenti in riserva significa che, durante la sua vita lavorativa, dovrà recuperare e riportare ogni genere di animale: lepre o coniglio, volpe o faina, gatto o puzzola, fagiano o cornacchia, palomba o anatra che sia.
Il riporto prontamente e correttamente eseguito è perciò un compito essenziale, che il cucciolo inizia ad apprendere prestissimo.
C'è chi fa i primi passi nel giardino di casa con un dummy avvolto in
pelle di lepre, c'è chi usa il fagiano essiccato, l’importante è che il cucciolo comprenda che il riporto non è un gioco, ma un lavoro serio, e la preda, qualunque essa sia, appartiene sempre e senza dubbio al padrone.
E, a questo proposito, una costatazione:
basta osservare la forza e l'avidità
con cui il cucciolo chiude i denti sulla sua primissima pelle di lepre, ringhiando e agitandola, deciso di non farsela più scappare, e si capisce che il suo addestramento non può basarsi solamente su coccole e parole dolci. In quanto tedesca posso dirla senza offendere nessuno: quasi tutte le razze da lavoro nate in Germania sono concepite per un addestramento lineare, logico e severo, fantasia e dolce vita non sono previsti. Ho sentito dire: „Il DD ti perdona una bacchettata, ma non la mancanza di lavoro“. Verissimo!
Nonostante i periodi di caccia proibita, diversi secondo il „Bundesland“ (Regione) e la specie di selvaggina, il padrone di una riserva e il suo Drahthaar possono e devono essere attivi tutto l'anno. In alcune regioni, ad esempio, sono quasi sempre cacciabili i cinghialetti, i giovani di coniglio selvatico e di volpe, di procione e di enok, la nutria, le cornacchie e le gazze. La caccia a capriolo, cervo e daino può rimanere aperta 6-8 mesi all'anno.

Cucciolo di Drahthaar "lottando" per la pelle della preda. (Foto: Sabine Middelhaufe)

Molto più ristretta è invece, a causa della diminuzione delle popolazioni in molti luoghi, la caccia alla selvaggina da penna (quaglia, fagiano, beccaccia, anatra, oca ecc.), con un periodo medio di caccia di soli 4 mesi, se non è addirittura proibita del tutto.
Pertanto, per importante che sia per un DD imparare ad effettuare una cerca ampia e disciplinata sul terreno nonché la ferma sicura, molto probabilmente, in pratica verrà più spesso sganciato per recuperare le cornacchie o i conigli abbattuti che non l'anatra o la starna.
Ci sono tanti modi per insegnare al cucciolo di Drahthaar come, dopo lo sparo, prendere in bocca la preda correttamente; come portarla, come consegnarla, e come, prima dello sparo, trovarla cercando l'emanazione sul vento, seguendo una traccia per terra o nell'acqua. E, infine, come inseguire il selvatico ferito tramite la pista di sangue.
L’importante è farlo e farlo in tempo, poiché qui abbiamo un cane piuttosto precoce che al suo primo compleanno dovrebbe già avere le idee ben chiare sul suo futuro mestiere. Il Club tedesco, in effetti, fa la prima prova ufficiale, la „prova giovani“ (VJP) che vale anche come il sopra citato esame di idoneità, ai soggetti di un solo anno di età.

Drahthaar durante una prova. (Foto: Tornatora/Prandini)

Secondo tanti estimatori della razza il DD non ha la „voglia di piacere“ di altre razze, ma una voglia fortissima ed innata di lavorare, per cui si lega con una lealtà naturale e nobile alla persona che riesce a soddisfare questa sua gran voglia. Non per caso il drahthaarista tedesco inesperto parteciperà sì ad un corso di addestramento insieme al suo cane, ma difficilmente lo darà in mano ad un dresseur che parecchi mesi dopo glielo riporterà „pronto per l'uso“. No, Drahthaar e padrone devono crescere insieme tramite l'addestramento del cucciolo (che inizia a 10-12 settimane), tramite le esperienze vissute insieme sul terreno di caccia e tramite i vari compiti condivisi quotidianamente.
Per concludere, quella del Deutsch Drahthaar, nato in Germania per un sistema venatorio assai diverso da quello italiano, è un razza consigliabile per il cacciatore del Bel Paese? Secondo il mio modesto parere decisamente sì! A patto, però, di trovare un padrone disposto ad adattarsi alle esigenze e alle tante doti del suo ausiliare straniero, che di monotonia e di solo 55 giorni di lavoro l'anno non ne vuole proprio sapere.

 

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