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Perché le donne italiane fanno le cacciatrici



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Perché le donne italiane fanno le cacciatrici?
Di Sabine Middelhaufe

Tempo fa avevo intervistato alcune cacciatrici tedesche per chiederle
cosa ne pensavano della caccia, dei cani, della protezione degli animali? Ora, un anno dopo, ho fatto le stesse domande ad alcune cacciatrici italiane.

Catia Santopadre ha 41 anni ed è housekeeper alberghi in Umbria.
Lara
Leporatti, vive in provincia di Firenze, fa l'impiegata e ha 31 anni.
Arianna Cipriani fa l'impiegata anche lei, ha 30 anni e abita a Prato in Toscana.

Lara con il suo primo cane, Zara. Foto di titolo: Lara
Perché siete diventate cacciatrici?

Lara: Perché? Non saprei… Forse ci sono nata? Mia mamma quando era incinta accompagnava mio padre nelle sue uscite, ho sempre vissuto in mezzo agli animali, galline, conigli, cani.. mio nonno era cacciatore, mio babbo è cacciatore, mio zio pure e così all’età di sette anni ho iniziato a chiedere se mi portavano, ma niente… alla fine una mattina, mio zio disse ma perché la fai piangere portiamo anche lei! E da quel giorno non ho più smesso! Adesso sono io che organizzo la caccia, metto la sveglia preparo la roba, accudisco i cani, li addestro e deciso dove andare!

Catia: Questa è una domanda, per me, facile… non la sono diventata, ma ci sono praticamente nata. Ho iniziato ad andare a caccia all’età di 6 anni, con il mio papà. Lui era un beccacciaio
e mi portava in montagna per km e km nonostante fossi piccola. Abbiamo anche avuto un’armeria quindi per questo dico che sono nata cacciatrice, per me armi e cartucce sono state pane quotidiano. Se la sera prima della cacciata mi diceva: “domani non puoi venire” non dormivo tutta la notte per paura che andasse senza me. Allora pensò di non dirmi niente ma… quando si alzava io ero sempre sveglia e se non mi portava erano pianti a dirotto in
piena notte.

Arianna: Sono diventata cacciatrice prima di tutto per passione. Una fortissima passione trasmessa da mio padre che mi ha insegnato veramente tantissime cose su questo mondo e ciò che lo circonda.

Incontrare la cacciatrice in zona di caccia è ancora un novum. Come hanno reagito i signori alla vostra partecipazione al corso venatorio?

Lara:
Al corso? Benissimo, eravamo in tre e tutti della stessa età, 22-23 anni, anche se gli altri due erano ragazzi! Qualche sguardo scettico arriva dai cacciatori più anziani, ma quando si accorgono che sai quel che fai e sai di cosa stai parlando, diventi un cacciatore a tutti gli effetti e il più è fatto!
Catia: Per la verità non ho mai cacciato nelle riserve, tranne qualche rara volta su invito, preferisco cacciare in terreno libero anche a costo di non incontrare niente per tutta la stagione venatoria. I partecipanti al mio esame venatorio mi guardavano con un pò di curiosità... ma sto parlando di quasi 20 anni fa! Tra l’altro vivevo a Roma e nelle grandi città la cultura venatoria è andata persa quasi del tutto (purtroppo).

Arianna: Quando sono andata dieci anni fa al corso per prendere la licenza di caccia le donne ancora erano considerate una rara novità, a differenza di oggi. Ho sempre visto tanta contentezza negli occhi dei miei colleghi cacciatori. Mai una frase di disprezzo sinceramente parlanda, almeno fino ad ora. Ho sempre notato molta complicità.

Catia con la sua Bracca Fosca.
Avete avuto l’impressione che durante le prove per la licenza siate state trattate in modo diverso dagli uomini?

Lara:
No anzi! L’esatto contrario visto che siamo donne hanno preteso molto di più e con più domande proprio per prenderci in contropiede! Ma gli è andata male!

Catia: No, non mi è sembrato di aver ricevuto un trattamento diverso; gli esaminatori erano gentili e disponibili con tutti.

Arianna
: No, non direi proprio. La prova però, si svolgeva con più interesse e stupore da parte di chi interrogava per il rilascio della licenza per capire fino a che punto eravamo travolte dalla grande passione venatoria.

E nella prassi venatoria? C’è il cacciatore che ha pregiudizi contro le femmine col fucile?

Lara:
Si certo, mi ricordo la prima volta che sono andata in squadra al cinghiale, finita la caccia e finito il pranzo c'era da pulire gli animali e io li guardavo con una voglia pazzesca
di provare, ma nessuno me lo
chiedeva…così l’ho fatto io! Mi avvicinai e gli chiesi posso provare?? Ricordo ancora gli sguardi stupiti…… poi la volta dopo avevo già un coltello in mano e anzi erano contenti se lo facevo io e non loro!

Catia: Sicuramente qualcuno c’è ma non ne ho mai incontrati. Ho incontrato cacciatori incuriositi, altri intimiditi e altri ancora letteralmente felici di vedere una donna cacciare.

Arianna: No, ripeto: fino ad ora non ho mai trovato nessuno che avesse pregiudizi...forse sono stata fortunata?!

E al pasto post-battuta, all’arrivo della grappa, obbligatoria nelle fredde giornate di caccia, la signora cacciatrice si sente fuori luogo?

Lara:
Assolutamente no! Un bicchierino di grappa dopo pranzo non lo si rifiuta mai! Su quella della mattina presto a digiuno…….bisogna avere lo stomaco forte! Ma vedo che anche tra i vecchi cacciatori che chi rifiuta! Comunque un po’ di grappa senza esagerare soprattutto quando sei ore e ore alla posta ti rimette al mondo! E poi siamo cacciatrici che diamine!

Catia:
Ma no, fuori luogo mai perché con i compagni di caccia  s’ instaura un’amicizia basata sul profondo rispetto e non fanno certo caso a chi, come me, non beve grappa o vino.

Arianna: No affatto, è la parte migliore...basta "non abusarne" e tutto diventa piacevolissimo... Un esempio: non farei mai a meno delle merende di mez
za mattinata con la classica spaghettata e del buon vino rosso. D'altra parte svegliarsi prima dell'alba ti fa avvertire un piacevole languorino prima della vera ora di pranzo...è comprensibile, no?!

A sin: Arianna

Secondo voi ci sono differenze fondamentali fra cacciatori e cacciatrici nel senso che magari le donne hanno meno tempo libero per l’arte venatoria, o che sono meno interessate ai trofei, o che sono più sensibili… insomma cose del genere?

Lara: L’interesse per i trofei è molto relativo…tantissimi cacciatori uomini non hanno interesse per i trofei… a me personalmente piacciono. Ho tutti i miei caprioli puliti e sistemati negli scudetti, al momento faccio solo i crani delle femmine da sola, perché ho paura di sciupare il trofeo magari bollendolo troppo. Però ho un amico che lo fa per me e non mi perdo un passaggio!
Ho i colpi sparati, le fascette e le schede tutte in un quaderno catalogate….mi sono fatta conciare una pelle di capriolo per fare un tappetino per i coltelli….. Per quanto riguarda il tempo - per andare a caccia lo si trova sempre, magari si lascia il letto da rifare.
L’anno scorso con Monica un amica cacciatrice siamo state tutto il giorno fuori a caccia con in tasca una bottiglia d’acqua e un panino!
Le donne più sensibili? Be forse…ma il bello della caccia è anche questo!

Arianna con il suo Setter Dic
Catia: Non conosco molte donne cacciatrici, anzi, sul terreno non ne ho mai incontrata una quindi posso parlare solo per me.
Sicuramente alcuni cacciatori guardano più alla quantità di selvatici abbattuti a differenza di me che se anche non sparo torno a casa contenta di aver visto il mio cane lavorare e di aver fatto una bella passeggiata. Riguardo al tempo, non credo ci siano differenze... tutto dipende dalla libertà che ci permette il nostro lavoro. Invece riguardo alla sensibilità, personalmente non sono contenta di raccogliere
un animale ferito perché mi fa tenerezza e trovo difficoltà a finirlo. Se sono in compagnia delego il compito a qualche amico ma se sono sola…mi faccio coraggio!

Arianna: Sicuramente la donna cacciatrice, se specialmente con famiglia, ha meno tempo libero dell' uomo cacciatore ma ciò non vuol dire che non riesca a ritagliarsi i propri spazi da dedicare a questa struggente passione.
Le donne sono meno interessate ai trofei? Non direi proprio, almeno per quanto mi riguarda. Quando riesco in un bel capo sono fiera...molto!
E' vero sì d'altro canto, che la sensibilità femminile unita alla grazia supera di gran lunga quella del mondo maschile.

Quando avete deciso di prendere la licenza di caccia, i vostri familiari, amici, colleghi di lavoro erano sorpresi e forse vi hanno anche criticato?

Lara
: In famiglia no… sono tutti cacciatori! Gli amici, i colleghi a volte criticano, ma ognuno ha il suo sport, le sue passioni! La mia passione è la caccia e se un amico non lo capisce…tanto amico non lo è!
La mia migliore amica è contraria alla caccia, quando le ho dato un fagiano lo voleva seppellire in
vece di mangiarlo! Però non mi ha mai criticato è una cosa che ci lega è l’amore per il nostro cane!


A sinistra: Lara con il suo primo capriolo abbattuto

Catia: In famiglia no, forse un pochino mia madre che pensava fosse una cosa da uomini; mio padre, invece, ne è stato molto felice e orgoglioso.

Arianna: In generale non sono mai stata criticata da nessuno nel modo più assoluto, tutt'al più cè stato qualcuno che ha perso la parola al momento che gliel'ho comunicato ma nulla di più grave... Diciamo che ha evitato di dirmi qualcosa che non avrei gradito. La mamma: Contenta che avrei seguito le orme del mio babbo e nel contempo quelle del suo povero babbo, il mio nonnino grandissimo cacciatore. Il mio babbo: be', potete immaginare...era al settimo cielo come tutt'ora.

Avete un’idea di quante cacciatrici ci sono attualmente in Italia?

Lara: Qualche anno fa partecipai a Genova al primo raduno nazionale della donna cacciatrice… Ci dissero 15.000 ma forse ora saranno poche di più, sono passati diversi anni! A Firenze siamo un centinaio e da qualche anno abbiamo anche la settoriale Caccia al Femminile con la FIDC di Firenze …

Catia: Non ne ho idea ma non credo siano molte.


Arianna: No, non saprei il numero preciso ma so con certezza che stiamo crescendo sempre più...forza donne!!


Lara con suo padre e Setter Zara
Con cani di quale razza siete finora andate a caccia?

Lara: Il mio primo cane, o almeno quello che ho scelto io era una setter inglese b/n di nome Zara è morta 2 anni fa all’eta di 12 anni e mezzo di tumore, ogni tanto vado a portare un fiore dove è seppellita.
Adesso ho Darma una bracca italiana di quasi 6 anni che adoro e la piccoletta di 3 mesi e mezzo sua figlia di nome Ermione che promette bene ed è molto molto ruffiana!

Catia: Finora ho sempre cacciato con setter, pointer o spinone ma erano cani di amici, da quest’anno ho una bellissima bracca italiana, Fosca.


Arianna: Solo con Setter inglese.

Il vostro cane da caccia l’avete acquistato da un allevatore o vi è già capitato di addestrare un cane proveniente dalla protezione degli animali?
Lara: Era un privato appassionato della razza bracco italiano, che mi ha dato molti consigli utili. Si chiamava Massimo Scheggi ed era anche il presidente delle Fidc Provinciale, ma purtroppo ci ha lasciati… ho sempre preferito privati cacciatori, magari conoscenti agli allevamenti

Catia:
Fosca proviene da un’allevamento e non ho mai addestrato cani provenienti dalla protezione animali.

Arianna: Il nostro cane da caccia lo abbiamo preso all'età di tre anni da un privato residente nella mia zona abitativa.

I Cacciatori hanno bisogno di cani che „funzionino“ alla perfezione. Non c’è il pericolo che il cane diventi un mero strumento di caccia, come il fucile?


Lara: NO! Il cane è il mio migliore amico! Sta sempre con me! Adesso sia Darma che Ermione sono accucciate qui accanto a me! Ieri erano con me al mare! Dove vado io dove vengono loro! Si crea un rapporto speciale che poi durante la caccia basta uno sguardo un cenno senza tanti campanelli, fischietti e urla nel bosco! Chi pensa che il cane da caccia non debba vivere in casa SBAGLIA!! E ne ho le prove!
E poi odio vedere i cani lasciati soli nei box per giorni e giorni che vedono il padrone solo per il pranzo; mancano di iniziativa...
Catia: Credo che il cacciatore non sia così pignolo con il proprio cane, la maggior parte dei cani da caccia hanno a malapena l’educazione di base;  per il cacciatore la cosa importante è che il cane abbia passione, tenga la ferma e riporti.
Arianna: Chi ha detto che il cane deve funzionare alla perfezione?? Non è mica una macchinetta. Io amo gli animali contrariamente da ciò che si potrebbe pensare con il discorso caccia...Detto questo credo sia superfluo aggiungere altro.

Fosca
in ferma.

Scusate se insisto, ma per il non-cacciatore c’è quell’impressione che il cane da caccia rimanga pur sempre una specie di subordinato che non deve far altro che eseguire gli ordini impartiti dal padrone…

Lara: Assolutamente no! Il cane è il tuo compagno di caccia soprattutto per chi come me caccia spesso da sola! Se mai sono io che faccio quello che dice il cane…. Perché ho imparato che lei ha sempre ragione, e se non viene, se non si muove se si ostina  è perché lei sa che li ce l’animale anche dove tu non ce lo faresti…!! Non è lui che fa ciò che diciamo, siamo noi che facciamo ciò che dice lui!

Catia: Forse i non-cacciatori dovrebbero passare qualche giornata con i cacciatori per capire la caccia e il cane da caccia.

Arianna: Io e il mio Dic abbiamo un rapporto bellissimo, ci amiamo proprio quindi non credo che lui si senta un subordinato. I suoi occhi, quando mi guarda (cioè sempre) non dicono questo.

Quindi, per voi, il cane che svolge il suo compito a caccia può e deve essere anche amico e cane da famiglia?

Lara:
Sì, e non smetterò mai di ripeterlo! L’amore che sa darti un cane è incondizionato… ed è lui o lei che ti vengono incontro quando torni da lavoro! Sono sempre contenti di vederti sembra che manchi da una vita! Ma soprattutto dopo una giornata di lavoro stressante, torni a casa prendi i cani ed esci di nuovo e quei pochi momenti che sei con loro ti dimentichi di tutto e di tutti i problemi o pensieri!


Dic
e Arianna

Catia: Per me, anche se alcuni non sono d’accordo, il cane deve far parte della famiglia.

Arianna: Avere un buon rapporto con il proprio cane conta tantissimo con o senza la caccia. E poi le donne non sono più sensibili?! Be' in quest'argomento si dimostra quanto detto fino ad ora...

Ritorniamo ancora all’addestramento. Tanti sono i profani che credono che il cane da caccia per essere utile nel suo mestiere deve per forza essere addestrato con durezza ed estrema severità. Cosa ne dite?

Lara: Io sono per il metodo dolce, coccole carezze e biscotti, certo ci sono momenti in cui va anche sgridato, tipo per insegnarli a non fare i bisogni in casa….. ma ho notato che con il metodo dolce si hanno più risultati, tante volte viene usato la durezza e la severità con grossi traumi per i cani, da persone che non hanno voglia e tempo e vogliono risultati veloci e con poche energie… il cane va addestrato tutto l’anno e non solo per la caccia. Prima l’educazione, il guinzaglio, il terra etc… poi la caccia.

Catia: A volte, in base al carattere del cane ci può essere bisogno di un tipo di addestramento più severo ma mai con collari elettrici o cose simili. Fosca la sto addestrando senza nessun supporto solo con pazienza e tempo per fargli capire le cose, finora funziona!


Arianna: Dico che ci sono molti modi per addestrare un cane, io preferisco i più docili e leciti.


Darma
In passato, fra tanti cacciatori era usanza di tenere il cane da caccia in qualche serraglio e ben staccato dalla vita quotidiana del suo padrone. Lo ritenete sensato o necessario?

Lara: No! Il mio cane è il mio compagno e deve stare con me…. È un po’ come il fucile… ci sono cacciatori che ha fine caccia lo mettono in rastrelliera senza pulirlo e lo riprendono l’anno dopo…. Si è vero funziona sempre…. Ma se gli dai una pulitina, lo ungi un po’ magari ogni tanto va al piattello a sparare, lo ripulisci… sicuramente non avrai un fucile che fa la ruggine e non ti s’incepperà magari su una bella ferma di un fagiano! Così e per il cane più sta con te più si crea un bel rapporto di complicità e si evita di stare ore e ore a chiamarlo nel bosco…

Catia: Questo metodo, purtroppo, non è ancora scomparso del tutto, in particolare nelle campagne e a mio avviso non è necessario ma giustifico chi vive in appartamento e non può tenere un cane o più cani in casa e che quindi li deve tenere lontani.

Arianna: Ad ognuno le sue scelte. Io il mio, amo tenerlo con me e lui ama starci.

Dic
in ferma

Una volta si pensava anche che il cane per diventare un cane da caccia “serio” non dovesse giocare con i suoi simili. Come vedete quest’antico dogma?

Lara: Darma è la piccola Ermione giocano tutto il giorno insieme alle volte sto ore a guardarlechissà cosa gli insegna facendo così mi chiedo… ma le lascio fare quello è il loro momento! E anche quando c'era Zara con Darma spesso giocavano…. Poi a caccia ognuno seguiva il proprio istinto! Ho sempre avuto più cani insieme..sono credenze…

Catia: No, il cane deve giocare con i suoi simili per socializzare, altrimenti ci si trova con un cane timoroso o aggressivo.

Arianna: Ci gioco sempre e mi diverto molto. Ed è bravissimo anche a caccia. Forse sono troppo fortunata? Mah...

Prendiamo un cane da caccia con doti normali, ossia non è né genio né stupidotto. Secondo voi, quali sarebbero i principi basilari di un metodo d’addestramento giusto per lui?

Lara: Pazienza, costanza, allenamenti giornalieri e tanta selvaggina; ma soprattutto pazienza!


Lara e Ermione
Catia: Insegnargli le basi dell’educazione con molta calma e sempre giocando già da cucciolo poi portarlo spesso fuori e fargli incontrare più selvaggina possibile.

Arianna: Sicuramente mi rivolgerei a qualcuno che possa saperne più di me visto che io non addestro cani e dopo filtrando ciò che mi è stato detto passerei all'azione. Per ogni difetto c'è una soluzione che non deve essere drastica. Anche noi abbiamo i difetti, no?! E quanti!

Dov’è per voi il limite fra severità e durezza necessaria ed esagerata?

Lara: Dipende molto dal carattere del cane, va innanzi tutto capito che tipo di cane hai se è un cane timido, le urla non servono lo faranno solo scappare, se è un cane esuberante puoi urlare quanto vuoi farà sempre l’esatto contrario, devi capire chi hai di fronte e usare la durezza giusta e soprattutto necessaria, ma non sopporto chi addestra i cani con calci…collari…o addirittura fucilate nel sedere!!! GRRRR.

Catia: Essere severi al momento opportuno serve a far capire al cane che non si sta giocando e che quindi deve eseguire il comando impartito. Essere duri invece significa usare metodi violenti, che so-prattutto se usati da persone non esperte, spesso invece di educare o correggere il cane, lo rovinano.

Arianna: La severità e la durezza sono due elementi importanti nell'addestramento ma a tutto c'è un limite ripeto. Anche perchè alcune cose le possiamo far capire solo pian piano, con il tempo e la pratica per intendersi.

Fosca
in ferma dietro lo struzzo.
Fra i cacciatori erano in uso – e ci saranno ancora oggi – metodi d’addestramento molto dubbiosi. Sei a conoscenza di qualcuno di essi che trovi completamente da abolire?

Lara: Ho visto cani super addestrati che sembrano dei robot…fanno il terra, il seduto alle perfezione stando parecchio tempo senza muoversi o muovendosi solo al cenno del padronenon  si possono guardare…. Sono senz’anima. Va bene l’addestramento ma il cane deve avere anche un minimo di intraprendenza di “Pazzia!” Non sopporto i collari elettrici e i metodi duri.

Catia: La famosa “frustata” data al cane sparandogli sul posteriore è secondo me un metodo assurdo, poi ricordo che alcuni mettevano un bastone legato alle due estremità al collo del cane in modo che non corresse troppo, anche questo metodo lo trovo sbagliato perché può
provocare traumi alle zampe.

Arianna
: Di brutti metodi ce ne sono molti, ma per fortuna ci sono anche metodi più docili ugualmente efficaci.

Secondo voi, si può essere cacciatore e nello stesso momento protettore degli animali?

Lara: Certo fin da bambina ho salvato dai gatti tanti piccoli di merlo, passerotti… una volta anche una tortora! Piccioni… porcospini… gatti!  Ho avuto pappagalli, tartarughe conigli…. Ma soprattutto i cu-ccioli della mia bracca sono tutti da  cacciatori e tutti vivono in casa! Nella mia strada ci sono 13 gatti e ogni tanto portano dei piccoli, quando riusciamo a renderli meno selvatici gli cerchiamo un adozione…

Catia: Sicuramente, la caccia include un profondo rispetto per la natura, l’ambiente e  aiuta la selezione naturale.

Arianna: Certamente sì, io ne ho sempre avuto esempio in famiglia da mio padre.
I critici vedono nella caccia l’inutile assassinio della selvaggina per il divertimento del cacciatore. Cosa ne pensate voi?

Lara: L’uccisione dell’animale è l’ultimo atto della caccia! Mica sempre accade! Anzi sono più i giorni che si torna a casa senza aver incontrato niente, che quelli che si torna a casa con una preda nella carniera! La caccia è utile soprattutto per mantenere la popolazione a dei livelli in cui non si creino sovraffollamenti. La piaga della caccia è il bracconaggio. Loro uccidono per divertimento e per rivendere la selvaggina. Questo va combattuto! Ma aspettare il cacciatore alla macchina e rovinargli magari una bella giornata trascorsa con amici e cani…è più facile che andare a rincorrere un bracconiere di notte nel bosco…

Catia:
Penso che queste persone parlino così solo perché
va di moda essere contro la caccia e non la conoscono affatto. Portano i bambini, in gita scolastica, dalle città nelle fattorie perché non hanno mai visto una mucca o una gallina dal vivo…vi sembra normale? I figli dei cacciatori non hanno di queste lacune. La caccia è sempre esistita, non vedo perché dovrei evitare di mangiare selvaggina e dovrei mangiare in vece carne d’allevamento trasportata in modo disumano e macellata nello stesso modo.

Arianna: Fondamentalmente penso che essi non possono e non potranno mai comprendere cosa sia la passione per la caccia perchè non fa parte delle loro passioni. Mi chiedo:" Quando solitamente non si capisce un concetto come lo si può criticare?" Rispondo soltanto la cosa più scontata e cioè che la caccia è cosa antica.
Avete letto l'intervista fatta un anno fa con le vostre colleghe cacciatrici tedesche. Secondo voi è un vantaggio, sia per la caccia che per la reputazione dell'arte venatoria in generale, che oggi giorno più donne sono coinvolte? Le femmine, magari, danno un tocco più dolce, più rispettoso alla caccia?

Lara:
Certo, la figura del cacciatore al femminile da una visione più dolce della caccia! E al contrario di quello che pensano i protezionisti la donna cacciatrice non è mascolina, ma nonostante abbia questa passione mantiene sempre la sua femminilità! Femminilità che esprime magari andando ad una cena di cacciatori, fra gli sguardi ammirati dei colleghi maschi che sono abituati ad altri vestiti! Con un po’ di civetteria fanno anche piacere! La cosà più bella che ho scoperto con il gruppo caccia al femminile della Fidc di Firenze  è la complicità fra donne, ho sempre avuto amici maschi, ma da quando conosco loro e con loro condivido la mia passione posso dire di aver trovato delle vere amiche! Siamo molto affiatate e speriamo di essere sempre di più! È perché no magari anche le colleghe tedesche !!!


Catia:
Sicuramente è un vantaggio la presenza delle donne nell’ambiente venatorio perchè ingentilisce quello che finora è stato un’attività  quasi esclusivamente maschile. Un grande in bocca al lupo alle colleghe tedesche!

Arianna
: Certo che sì. Portano un tocco dolce, fresco e divertente alla caccia, piacevole per gli occhi di chi le osserva. Provateci e oltre a notare tutto questo vi farete un sacco di risate..!


Foto:
1-3, 6, 8, 9, 12, 14, 18 Lara Leporatti;
4, 10, 15, 17 Catia Santopadre;
5, 7, 11, 13, 16 Arianna Cipriani

 

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