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La diceria della ferma "troppo leggera"
del Setter Irlandese



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La diceria della ferma "troppo leggera" del Setter Irlandese
di Giuliano Mondadori

Un tempo accusato di avere una ferma troppo leggera (per usare un eufemismo) inspiegabilmente, ma forse nemmeno tanto, il fermatore rosso è penalizzato dal suo stesso standard che l’inchioda in una inderogabile posizione “ad anteriore eretto”… Da innamorato dell’Irish Setter quale sono, da tempo vado lamentando che il fermatore rosso sia oltremodo penalizzato dai tanti luoghi comuni che hanno (sospetto artatamente) generato i troppi “sentito dire” su questo cane. Che curiosamente, peraltro, ricorre invariabilmente nei ricordi di quasi tutti coloro che, informati della mia passione per questa razza, si affrettano a dirmi che anche loro ne hanno avuto uno, quasi sempre agli inizi della loro attività venatoria, che “andava” bene… (e allora, poi, perché non hanno continuato con la razza?). Ebbene, da parte mia, sono andato convincendomi che sia stato per lo più a causa di una certa mancanza di convinzione che li ha portati a dar credito alle voci di chi, la stragrande maggioranza, magnificava le doti “superiori” di soggetti di altre razze. Tant’è che, altrettanto curiosamente, quanti (nella stessa succitata situazione) mi dicono invece di aver sentito che si tratta di cani “difficili” e “duri a farsi” lo fanno senza – appunto - averne mai avuto esperienza diretta; cosicché che, quasi a volersi scusare, concludono invariabilmente aggiungendo: “Ma quello che riesce è un fuoriclasse!”.

Rocky, di Massimo Lorenzi in ferma su fagiano. Foto: Elisabetta Lorenzi.
Foto di titolo: Ledy, di Primo Onofrio.
Foto: G.M.

Ma per favore!!! Finiamola, una buona volta, di dire queste c…..e ed iniziamo invece a dire che l’Irlandese è un cane come tutti gli altri! Un onesto ausiliare del cacciatore, che al pari delle altre razze da caccia può piacere o meno e la cui riuscita è, in percentuale, esattamente quella delle altre razze!
Ma prima di proseguire voglio mettere ben in chiaro con il lettore come, anche se sono titolare di affisso (Rossoferrari) ed ho un breve passato di allevatore della razza, io non abbia assolutamente alcun interesse nel sostenere ciò che sostengo, avendo cessato ogni attività nel 2005. Anno in cui ho prodotto le ultime cucciolate e, al termine del quale, ho provveduto a collocare degnamente tutti i miei cani, ad eccezione della mia capostipite e di una sua figlia, purtroppo oramai decedute da tempo. Cosicché, ciò chiarito, possiamo passare ad occuparci di un “dettaglio” che (sempre a mio parere beninteso) ha contribuito e contribuisce tuttora in modo nient’affatto secondario a frenare la diffusione dell’Irlandese, soprattutto sui furgoni dei dresseur, vale dire la ferma!
Infatti, secondo quanto affermato dallo standard di lavoro della razza l’Irish, accertatosi della presenza del selvatico: “… si "ferma" in posa mobile e sicura, ma non troppo nervosa o contratta. Ben ritto sull'anteriore, le orecchie portate erette, il collo montante, la canna nasale lievemente abbassantesi, gli occhi ardenti che si direbbe "vedono" il selvatico; le nari dilatate e in febbrile azione analizzatrice. Il posteriore, per contro, non "sente" la solennità del momento; resta in posizione normale, un po’ ripiegato, con la coda cadente, immobile.” .
Ma se questo è ciò che accade in genere, non è tuttavia il solo modo con cui questo Setter può indicare dove si nasconde la selvaggina (e lo dico per esperienza diretta, maturata in alcuni anni di addestramento prima ancora che nel corso di una decina di stagioni di caccia cacciata esclusivamente con i miei rossi ed essenzialmente in terreno libero!). Questo, però, non è assolutamente consentito al “nostro” cane dalla cinofilia ufficiale che, mentre i francesi gli consentono addirittura di fermare a terra (cosa che faceva anche qualche mio soggetto allorché bloccava il selvatico in un terreno privo di copertura, ad esempio un prato appena sfalciato), penalizza pesantemente un Irish che appena appena accenni ad una ferma leggermente flesso sugli arti; insinuando il sospetto di un infusione di sangue Inglese. Proprio lui che, notoriamente, venne utilizzato da Purcell Llewellin per rivitalizzare gli Inglesi di Edward Lawerack minati dalla troppa consanguineità… c’è davvero da chiedersi quando abbia avuto inizio questo ribaltamento della realtà.

In ferma su beccaccia. Foto: Angelo Brisa.

Quel che è certo è che non si tratta di un particolare di poco conto dal momento che, com’è facilmente intuibile, è molto più facile decidere di servirsi di altra razza, soprattutto se si considerano i costi economici delle prove, alla quale viene invece concesso di fermare in qualsiasi modo (purché fermi!).
Il problema, del resto, era già stato sollevato da Stefano Vitale Brovarone nel suo libro “IL SETTER IRLANDESE” edito, nel febbraio del 1979, dall’Editoriale Olimpia che così ebbe a scriverne:
“… oggi chi vuole trovare un Irlandese “da ferma” non ha difficoltà; le difficoltà, invece, possono averle nelle gare i conduttori di cani che fermano e che si vedono declassati perché la ferma non è quella voluta dallo standard ufficiale italiano. E’ certamente vero che un giudice non può che giudicare facendo riferimento al vigente standard, ma è anche vero che il solito occhio di riguardo ci è spesso riservato. Ogni tanto un Irlandese ferma a terra e allora non si guarda neppure se esistevano condizioni di vento (a folata, assenza, per es.) o di posizione del selvatico (in un fossetto, per es.) che possano aver indotto ad una ferma subitanea e a terra. E’, spesso, il declassamento. E non importa se Inglesi che fermano eretti non vengono altrettanto puniti… omissis… E mi riferisco, badate bene, a prove di “caccia pratica”. Ma il problema è un altro e ben più basilare: può o non può un Setter Irlandese fermare a terra?... omissis… Alcuni Giudici Italiani la pensano come me… .”
.
E qui vengono riportati, anche fotograficamente, due brani di altrettante lettere di Antonio Santarelli (guarda caso lo stesso che ebbe il coraggio di scrivere ad un altro noto allevatore della razza dell’epoca che: “… siccome Colombo diceva male degli irlandesi come cani da lavoro, è venuta fuori la leggenda che sono solo cani da salotto”) dove affermava: “Ho letto anche il suo articolo sulla ferma a terra e, come Lei sa, sono perfettamente d’accordo con Lei: penalizzare un setter perché ferma anche a terra vuol dire non sapere che cosa significa la parola setter! Le razze che non devono fermare a terra sono il Pointer e tutte le razze da ferma continentali e specialmente fra questa la Breton”. E ancora: “Alla prima occasione parleremo di tutto questo; ma le dico fino da ora che non approvo le penalizzazioni che alcuni miei colleghi danno ai setters irlandesi che fermano a terra! Il setter irlandese è il più antico dei setters e come tale deve fermare anche a terra altrimenti non sarebbe un setter!”.

Brava du Vallon de Beaudini, di Massimo Lorenzi in ferma su starne. Foto: Elisabetta Lorenzi.

Orbene, che il mio pensiero al riguardo sia che vi è stato chi, in passato, ha “remato” contro la razza, è cosa ormai nota ai più; quello che mi chiedo è però come sia possibile che ancor oggi che nei ring delle esposizioni è stato accettato, di fatto, un cambiamento dello standard morfologico - dal momento che mentre lo stesso, alla voce “Aspetto generale”, recita: “Velocista, pieno di qualità, dall’espressione dolce.” Che nel libro “I SETTERS”, Edizioni S.I.S. (Società Italiana Setters), del dicembre 1974, è mirabilmente descritto così: “L’irlandese deve nel complesso delle forme accoppiare la massima solidità alla leggerezza e all’eleganza”.
Attualmente si fanno vincere dei cani dalla costruzione chiaramente appesantita, soprattutto nella testa che appare simile a quella del cugino Gordon - non si sia ancora riusciti a fare altrettanto per quello da lavoro. Relativamente e limitatamente alla ferma, ovviamente. Ebbene, ritengo proprio che sia essenzialmente dovuto al fatto che dal momento che attualmente la razza fa registrare, annualmente, solamente quasi 500 nuovi nati ai libri genealogici, la cosa non interessi proprio nessuno; nemmeno quei pochi allevatori che continuano ad allevarla esclusivamente secondo il proprio orientamento, da lavoro o da bellezza che sia!

Eppure, se nel già citato libro della S.I.S., sempre a proposito del Setter Irlandese si lamenta come lo stesso non abbia avuto la fortuna di avere un Lawerack, un Llewellin o un Duca di Gordon che si occupasse seriamente del suo allevamento vi si afferma anche, a testimonianza delle grandi doti intrinseche nella razza, che nel nostro Paese l’Irish fu molto in voga alla fine del Ottocento e nei primi anni del Novecento e che: “Molti erano i cinofili che possedevano bravi e belli soggetti. Parecchi furono gli irlandesi che parteciparono vittoriosamente alle gare su quaglie liberate (le uniche che in Italia si disputavano a quel tempo), e che s’imposero all’ammirazione degli intenditori sia nelle prove che nelle esposizioni… omissis… Il Setter Irlandese di quegli anni univa alla bellezza delle forme, eccellenti doti di lavoro ed una accentuata precocità.”.
Capito? Erano cani belli, bravi e anche precoci… cos’è accaduto allora che ha portato alla realtà odierna? Perché si è iniziato a sostenere (e lo si sostiene ancor oggi; e, per la verità, non solo a proposito dell’Irlandese) che se erano belli non potevano essere anche bravi? E com’è nata la leggenda secondo cui “se e quando si fanno”, si farebbero tardi (mentre la mia esperienza diretta, su qualche decina di cuccioli, mi permette di dire che a 4 mesi di età bastava una sola lezione per insegnare ai piccoli l’ubbidienza al “dietro”)? Secondo me l’unica spiegazione possibile è che si è consumata una guerra!
Bella scoperta - dirà ora qualcuno - ce ne sono state addirittura due; e Mondiali per giunta. Naturalmente, però, qualcun altro avrà altresì subito capito come non intendessi certo riferirmi ad uno, o all’altro, di quei tristissimi eventi storici, bensì ad un molto più banale conflitto che, in anni più recenti, ha visto trionfare l’interesse di qualcuno a discapito di quello dell’Irish. Del resto, com’è risaputo, per causare inevitabilmente la rovina di una razza basta farne due, e non è forse proprio ciò che è successo al Setter Irlandese? Si obietterà che, dopotutto, la fortuna di una razza da caccia la fanno i cacciatori che da sempre scelgono i cani più redditizi ai fini del carniere; e se i cacciatori italiani si sono orientati verso altre razze… Ma ciò è certamente vero solo in parte; e più precisamente per la prima, mentre lo è molto meno per quanto concerne la seconda, poiché non sono affatto convinto che corrisponda alla realtà delle cose in quanto è altresì vero che da sempre il cacciatore italiano tende a scegliere il proprio ausiliare innanzitutto in base a considerazioni di ordine pratico e logistico (comodità di reperimento e costi) quindi, secondariamente, assecondando il proprio gusto (come accade con l’automobile che quasi mai viene scelta in base alle effettive necessità, bensì per le sue linee), mentre la categoria dei veri cacciatori cinofili non rappresenta, purtroppo, che una minoranza nel mondo venatorio del nostro Paese.

Ledy, di Primo Onofrio. Foto: G.M.

 

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