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Raduno Bracchi Italiani in Germania (1)

 

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Raduno Bracchi Italiani in Germania ossia: Cronaca di un viaggio in terra di Germania per vedere bracchi italiani
Di
Flavio Fusetti

A Caldes lo scorso giugno ho conosciuto Harald Koska un cacciatore tedesco con la passione del bracco italiano che si è preso il compito di riunire i vari, se pur pochi, appassionati della nostra razza in terra di Germania. Harald mi aveva invitato a partecipare al loro raduno che si sarebbe dovuto tenere in Ottobre. Detto, fatto, per cui lo scorso Settembre ricevo una mail con l’invito e tutte le informazioni relative all’evento.
Parto la mattina di venerdì 7 Ottobre con poche aspettative, perché, se non hai grandi aspettative non hai grandi delusioni, ossia sono pronto a tutto, e poi non mi aspetto di vedere cani di “grossa levatura”, soprattutto in termini di stile, ma sono comunque molto curioso e temo anche un po' l'impatto che la mia conoscenza della sola lingua inglese potrà avere su eventuali aspettative da parte dei partecipanti.
Arrivo a Düsseldorf dove c’è Harald ad attendermi e nel breve tempo dei convenevoli tutte le mie "paure" sfumano, parliamo di caccia e di cani e ... ci capiamo. Ottimo. Il viaggio verso il paese dove si svolgerà la manifestazione è piacevole, siamo in autostrada ma in mezzo a coltivi inframezzati da boschi. Dall’auto osservo il cielo alla ricerca di falchi che nei miei ricordi del periodo vissuto in Germania (era il 1987) erano molto numerosi, molto più di quanto ero abituato a vedere in Italia.

Bracco "di Casamassima", residente in Germania. (Anche nella foto di titolo.)

Arriviamo quindi ad Ostbevern piccolo centro a nord di Düsseldorf dove si svolgerà il raduno e ci viene incontro Marieke, allevatrice olandese di bracchi che conosco da una decina d’anni, e con lei visitiamo i dintorni del paese cercando dei posti dove, nei giorni seguenti, potremo verificare le potenzialità venatori dei Bracchi presenti. Anche qui il territorio è un misto di coltivi e boschi non troppo ampi, ma quello che più mi colpisce sono i paddock che ogni fattoria ha con numerosi cavalli, qui mi dicono si allevano i Westfalen. Stupendi.
Nel tardo pomeriggio incominciano ad arrivare i braccofili tedeschi e olandesi. Incontro Brigitte e Hans con cui abbiamo condiviso il raduno per stranieri organizzato dalla SABI in giugno e questo mi fa sentire ancor più in un ambiente "amico".
Osservo i cani. Li osservo attentamente: bella presenza, belle teste, ottimo carattere. Mi compiaccio, la razza c'è e, ringraziandoli, penso agli allevatori italiani del passato (e anche del presente) che hanno ben lavorato. E poi sono così ubbidienti agli ordini dei loro padroni, si sdraiano sulle loro coperte e per tutta la sera vi rimarranno senza portare disturbo alla compagnia. Ma chi diceva che il bracco italiano è un cane poco addestrabile? ... boh?? Non ricordo. Il mattino seguente arriva anche Jeanette, veterinario di Berlino, mia vecchia (si fa per dire) conoscenza in quanto per diversi anni ha partecipato, con i suoi numerosi bracchi, ai nostri raduni umbri.

Allenamento.

L'agenda delle due giornate prevede la divisione del gruppo in due sezioni. La prima si porterà, con Marieke e me in veste di "osservatori", su un terreno di caccia per verificare l'attitudine venatoria dei cani. La seconda con Wim van den Dam, olandese anche lui grande appassionato e proprietario di bracchi italiani andrà ad esercitarsi con la prova di riporto dall’acqua con un altro signore.
E così arriva il momento di uscire in campagna, che è bella, molto verde appunto con diverse coltivazioni, prati e gerbidi, se pur quest’ultimi in numero non eccessivo. Vedo diversi fagiani che di pedina si allontanano al nostro approssimarci ma la cosa che più mi colpisce è una cultura che assomiglia alla nostra soia, è abbastanza alta e penso invogli i cani a “saltare” per cui chiedo di andare su un prato. Voglio togliere loro ogni alibi e vedere i cani in un terreno che reputo “facile”.
Poniamo un paio di quaglie (purtroppo di qualità non ideale ma Harald ne ha prese di “italiane” e promette che per l’anno prossimo anche questo problema sarà risolto) tanto per essere sicuri di "trovare" qualcosa, e via col primo turno.

Minerva dell'Oltrepò.

Parte Jeanette con una roana di Cascina Croce ma parte subito anche una lepre che distoglie l’attenzione del cane sul terreno, ma anche di tutti quelli in attesa. Proseguiamo col secondo e via via con gli altri. Mi piace un’altra cagna “italiana”, Minerva (detta Paola) dell’Oltrepò, la ritengo bellissima ma sul terreno è ancora un po' immatura. In generale i cani visti mi lasciano un po’ di amaro in bocca, dimostrano poche attitudini venatorie, ma ritengo sia dovuto al fatto che o sono giovani o hanno padroni che a caccia non ci vanno, in ogni caso quelli che denotano buona cerca li rivediamo in un terreno più veritiero e dimostrano una buona passione. Vedo pure i cani di Marieke che sono di ottima qualità e dimostrano voglia di andare a cercare selvaggina.

Durante il seminario.

Nel pomeriggio dobbiamo rientrare in albergo poiché si mette a piovere a dirotto, quindi l’appuntamento è per il tardo pomeriggio per una chiacchierata sul bracco supportata da slides, da foto di Hans e da diversi video che mostrano i migliori bracchi che hanno corso e corrono nelle prove in Italia. Il “seminario” dura un paio di ore e meno male che tra i presenti c’è anche Daniela che parla italiano altrimenti avrei moltissime difficoltà a esporre concetti relativi alla razza. Un grazie a lei è doveroso. Mi piace poi di avere una maggiore interazione con i partecipanti per cui faccio domande, chiedo pareri, li “obbligo” a confrontare i bracchi italiani, con i bracchi tedeschi, con i pointer e con altre razze da loro conosciute.

"Prova" in campagna.

Il giorno dopo ancora in campagna ma si cambia il terreno, questa volta siamo in un gerbido con maggiori caratteristiche di ricetto di selvaggina, sganciamo i cani ma ancora ne vedo diversi con pochissima esperienza venatoria, del resto i loro proprietari non sono da meno. Mi piace una giovane cagnetta di Brigitte che ha tanta birra in corpo ma è fuori controllo, la padrona avrà da “divertirsi” ad addestrarla, e non poco!
Alcuni turni li facciamo in un campo di mais li vicino ed un cane scova un fagiano che insegue a fondo. Ecco, questa è una caratteristica che ho notato anche a Caldes, i giovani cani senza esperienza al primo incontro di qualcosa che “sa di selvatico” hanno un cambio di atteggiamento e nel giro di pochissimi incontri, in Caldes sono bastate due quaglie, fermano ed inseguono con passione. Non voglio dire che cacciano ma gli istinti venatori escono allo scoperto e questo non può che fare piacere a noi appassionati italiani, e non solo.

"Simulazione di un'esposizione."

Quindi di nuovo tutti insieme per un pasto preparato dalla famiglia di Harald a cui segue una simulazione di esposizione di alcuni bracchi commentati da me e dai presenti, poi i ringraziamenti ed i saluti con un caloroso arrivederci all’anno prossimo.
Per finire devo dire che, a parer mio, questa è stata un’esperienza molto importante in quanto come SABI abbiamo il dovere/piacere di verificare lo stato dei cani che nascono e vivono fuori dal nostro confine, aggiungo poi che la ritengo un momento di scambio culturale/cinofilo di grande utilità per noi amatori del Bracco Italiano.

Alcuni dei partecipanti tedeschi ed olandesi.


Foto 1-3 Linda Maschlanka; 4 Dieter Berger; 5-8 Hans de Jong


> Raduno Bracchi Italiani in Germania (parte 2)

 

Per dettagli cliccate sulla foto.
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